Corruzione per hotel in Costa Smeralda, rinviato a giudizio l’ex ministro Carraro

Il gup del tribunale di Tempio Cristina Arban ha rinviato a giudizio con l’accusa di concorso in corruzione l’ex ministro e senatore di Forza Italia Franco Carraro, gli ex manager della Sardegna Resort srl (la cassaforte immobiliare della holding Costa Smeralda) Mariano Pasqualone e Aleksandra Dubrova, gli ex dirigenti del settore urbanistica del comune di Arzachena Antonello Matiz (corruzione e abuso d’ufficio) e Libero Meloni (al quale viene contestato il solo abuso d’ufficio), l’ex comandante della polizia locale di Arzachena Giovanni Mannoni (corruzione e abuso d’ufficio) , i tecnici Tonino Fadda e Antonio Tramontin, l’imprenditore arzachenese Angelo Filigheddu e il commercialista e tributarista milanese Stefano Morri, membro del consiglio di amministrazione della Holding Costa Smeralda sotto la gestione del finanziere libanese con passaporto statunitense Tom Barrack. Il non luogo a procedere è stato invece deciso per il reato di associazione per delinquere mentre per diverse contestazioni di abusi edilizi è intervenuta la prescrizione.

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Le accuse che hanno portato al rinvio a giudizio (il procedimento si aprirà davanti ai giudici del Tribunale di Tempio il 16 ottobre prossimo) Franco Carraro (anche ex sidmnaco di Roma ed ex presidente Coni e Figc), gli ex vertici della Costa Smeralda, i professionisti dell’edilizia, gli ex dirigenti dell’ufficio tecnico del comune di Arzachena e gli imprenditori erano finiti sotto inchiesta nella mega indagine che l’ex capo della Procura della Repubblica di Tempio Domenico Fiordalisi aveva avviato sugli ampliamenti di tre grandi alberghi a cinque stelle della Sardegna Resort (società oggi di proprietà dei fondi Sovrani del Qatar, acquisiti nel 2012 dalla Colony Capital di Tom Barrack): il Romazzino, il Pitrizza e lo storico Hotel Cervo Per il collegio difensivo – gli avvocati penalisti Agostinangelo Marras, Domenico Putzolu, Gerolamo e Filippo Orecchioni, Guido Manca Bitti, Benedetto Ballero e Rita Dedola, l’ex ministro della Giustizia Paola Severino e il cassazionista Roberto Borgogno – l’intero castello accusatorio si basava su un equivoco di fondo, che non teneva conto che i lavori erano stati effettuati in perfetta sintonia con le normative vigenti, ovvero utilizzando gli strumenti urbanistici messi a disposizione di società immobiliari e dei comuni sardi con il cosiddetto “Piano Casa”, che prevedeva un aumento di cubature del 30 per cento sugli immobili preesistenti. Argomenti ritenuti non validi dal gup, che ha deciso per il rinvio a giudizio collettivo ritenendo gli ampliamenti frutto di connivenze e corruzione.

g.p.c.

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