Coronavirus, assalto dalle ‘zone rosse’. Sindaci sardi in rivolta: “Siamo invasi”

Pula, Costa Rei, Carloforte, Olbia, Golfo Aranci, Castelsardo e Stintino. È questo un primissimo elenco di Comuni dove si registra una presenza massiccia di persone letteralmente scappate dalle proprie case che si trovano nelle cosiddette ‘zone rosse‘ del coronavirus e hanno riaperto le villette di proprietà in Sardegna. Una vera e propria ondata di arrivi che sta facendo salire sul piede di guerra i sindaci sardi, perché “nessuno vuole blindare l’Isola, ma l’accoglienza non può avvenire senza controlli. Di questo passo si rischia di vanificare tutti gli sforzi finora fatti sulla prevenzione”.

Dunque si apre un fronte di scontro sulle misure di contenimento del coronavirus. Il caso lo stanno sollevando i sindaci dei Comuni costieri dove nel week-end si è registrato un massiccio aumento di presenze. A far crescere gli arrivi sono i ‘continentali’, persone che in Sardegna hanno una seconda casa e stanno lasciando la Penisola per sfuggire ai contagi da coronavirus. Provengono dal Nord Italia, dove il numero dei malati è molto più alto rispetto a Sud e per questo, sulla carta, il Governo ha imposto la quarantena nei rispettivi Comuni di residenza. Ma la misura viene elusa, malgrado i 200 euro di sanzione previsti per i trasgressori.

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Carla Medau, prima cittadina a Pula, conferma il picco di arrivi. “Sono davvero tante le persone arrivate. Stiamo in attesa che il presidente della Regione, Christian Solinas, pubblichi l’ordinanza e poi contatteremo il Prefetto. Non è pensabile che vengano fatte verifiche sullo stato di salute di questi proprietari di seconde case. Lo dico nell’interesse di tutti: di chi è appena sbarcato in Sardegna e di chi ci vive”.

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Una lista di possibili misure da adottare verso le persone che stanno raggiungendo la Sardegna l’ha scritta il sindaco di Carloforte, Salvatore Puggioni. Il quale ha spedito il documento a Palazzo Chigi, sotto forma di osservazioni al nuovo decreto del Governo Conte. Puggioni ha suggerito di distribuire “un questionario in entrata” proprio con l’obiettivo di censire la località di provenienza e prendere così adeguate misure di contenimento dei rischi.

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Nel decreto nazionale, oltre a tutta la Lombardia rientrano nella ‘zona rossa’ anche altre quattordici province del Nord Italia. Sono: Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Alessandria, Asti, Novara, Verbano Cusio Ossola, Vercelli, Padova, Treviso e Venezia.

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