Coronavirus, la situazione in Sardegna: “Due casi critici su diciannove contagi”

La situazione, almeno per ora, è sotto controllo, ma la diffusione del coronavirus costringe la Sardegna a fare un piano per evitare di perdere il controllo della situazione. Lo sa bene l’assessore regionale alla Sanità, Mario Nieddu, che questa mattina ha incontrato i giornalisti per fare il punto della situazione sull’incidenza del virus nell’Isola. Dei diciannove contagiati, due sono in situazioni critiche: si tratta del paziente ricoverato al Santissima Trinità di Cagliari e l’altro di Olbia che è stato trasferito a Sassari. Nieddu, poi, ha precisato che “i due pazienti in questione hanno necessità di essere ventilati e quindi sono ricoverati in reparti di terapia intensiva”. Gli altri, invece, “stanno abbastanza bene”. L’esponente della Giunta, inoltre, ha fatto una ricognizione anche sulla situazione degli ospedali sardi, definendola “tranquilla”, in particolare a Nuoro e Olbia dove si sono registrati casi di coronavirus. Al momento non esistono in Sardegna focolai autoctoni di coronavirus. Lo ha voluto sottolineare l’assessore della Sanità Mario Nieddu facendo il punto sull’emergenza nell’Isola.

L’assessore ha tenuto a ribadire che nell’Isola non c’è alcun focolaio autoctono. “Siamo stati in grado di ricostruire in tutti e 19 i casi di positività la catena di contagio e siamo ad oggi sicuri della derivazione dalle zone del Nord Italia“, ha spiegato. Proprio all’esigenza di mantenere questa caratteristica che consente buone capacità di reazione e intervento della macchina regionale, si collega la richiesta reiterata di inserire nell’ultimo Dpcm del governo la chiusura del traffico aereo e marittimo in entrata nell’Isola per 20 giorni. “Il governo non ha accettato e ci ha fatto notare che si tratta di una misura eccessiva, che la Sardegna non è ancora una zona arancione. E io ho fatto presente che non vorremmo diventarlo“, ha ricostruito Nieddu annunciando che il ministro Boccia ha comunque assicurato che “la richiesta sarebbe stata rivista e che ci avrebbero fatto sapere”.

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Per quanto riguarda il San Francesco di Nuoro “sta funzionando perfettamente e tutti i reparti sono aperti”, ha sottolineato Nieddu, nonostante sia risultato positivo al test del tampone un medico del reparto di terapia intensiva. “La normale attività dell’ospedale – spiega l’assessore – si deve al fatto che i tre contagiati a Nuoro si trovano tutti in quarantena domiciliare”. Diverso il caso di Olbia, dove il pronto soccorso in cui è stato trattato il paziente trasportato sabato in ambulanza e poi risultato positivo al test, è stato chiuso per procedere alla sanificazione. “Ma sarà nuovamente operativo una volta conclusa la procedura”, assicura Nieddu. Nessun reparto in quarantena, dunque ma chi è entrato in contatto con pazienti positivi è ovviamente in isolamento a casa.

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I porti sardi su cui sono attivati i controlli con i termoscanner sono attualmente solo quelli di Cagliari e Olbia. Negli altri cinque (Porto Torres, Santa Teresa di Gallura, Oristano, Arbatax, Portovesme) non ancora, ma solo per carenza di personale. “Con la legge approvata in Consiglio regionale e grazie all’ordinanza di ieri possiamo procedere alle assunzioni”, ha chiarito l’assessore della Sanità, Mario Nieddu. Nei sette porti e nei tre aeroporti dove saranno attivi i termoscanner è richiesto un impegno giornaliero di 20 medici, 20 infermieri, 80 volontari di protezione civile e 20 funzionari della direzione generale di protezione civile. Nel piano di potenziamento delle terapie intensive, la Sardegna – ha fatto sapere Nieddu – ha chiesto 50 ventilatori in più. La dotazione attuale di posti letto per rianimazione è pari a 127 nelle strutture pubbliche oltre a sei nelle private (Mater Olbia). Quanto ai tamponi, “abbiamo un numero adeguato all’utilizzo che ne facciamo seguendo i protocolli, in ogni caso stiamo aspettando rifornimenti”.

Per quanto riguarda la quarantena, sono centinaia le persone nell’Isola: “Ad ogni contagio – ha spiegato – tutti i contatti riferibili vanno in quarantena”. Ricordata la differenza tra isolamento fiduciario e quarantena sorvegliata. In quest’ultimo caso l’unità di crisi si attiva “attraverso il servizio del dipartimento di prevenzione a chiamare una o due volte al giorno per sapere quali sono le condizioni di salute”. Ovviamente, i pazienti seguono una terapia “solo se sono sintomatici e prescritta da chi ha in cura il paziente, nessuna terapia se nono asintomatici”. L’assessore ha ribadito anche i punti dell’ultima ordinanza del presidente della Regione che impone la quarantena a chi arriva dalle zone del nord Italia più colpite dal contagio, e anche il fatto che in caso di mancato rispetto degli obblighi si può incorrere in sanzioni penali. È successo ieri a Usini: “ho visto con piacere che i carabinieri hanno denunciato il pensionato che non si era autodenunciato”, ha commentato Nieddu.

 

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