Un film già visto: questa la principale accusa rivolta da due delegati sindacalisti al nuovo amministratore unico della Carbosulcis, la società che gestisce l’ultima miniera di carbone del Sulcis e d’Italia. Nero su bianco in una nota così scrivono Salvatore Puddu (Femca-Cisl) e Antonio Marras (Uiltec-Uil) contro Antonio Martini, amministratore unico dal 18 maggio: “Ci si aspettava una reale discontinuità con la gestione aziendale conosciuta in passato, che ha leso irrimediabilmente l’immagine della Carbosulcis e dei suoi lavoratori. Invece ha orientato la sua politica sulla razionalizzazione delle risorse con tagli in senso inverso , cioè consolidare i redditi maggiori abbattendo quelli più critici, circondandosi degli stessi protagonisti che hanno concorso al fallimento della Carbosulcis”. Martini è in carica appunto da 18 maggio di quest’anno ed è proveniente dal ministero dello Sviluppo Economico. La sua nomina arriva all’indomani, dopo le due brevi parentesi che lo hanno preceduto di Alessandro Lorefice e Luigi Zucca, dello scioglimento del precedente consiglio di amministrazione travolto dalle indagini della Procura di Cagliari sulle spese pazze su macchinari e servizi effettuate dal 2006 al 2013. Per quei fatti di recente sono stati rinviati a giudizio di 12 dirigenti.
Antonio Martini rigetta ai mittenti le accuse, argomentandole. Con uno sguardo al futuro dell’azienda incentrato su innovazione e ricerca. “Appena insediato ho voluto dar corso alla procedura di riconoscimento di avanzamento di carriera per 39 dipendenti, dal 7° al 6° livello, quindi con un aumento del salario. Un atto dovuto, certo. Ma che fino ad oggi non era stato ancora fatto. Anche questo è un atto di discontinuità col passato”.
Consolidare i redditi maggiori a discapito di quelli più bassi? “Abbiamo in corso una riorganizzazione delle retribuzioni con una loro perequazione. Ci saranno dei livellamenti. Abbiamo riassorbito 60 lavoratori che risultavano esuberi, i quali in parte saranno impiegati nei nuovi progetti ARIA, CCS e Termodinamico solare, il tutto nell’ambito del nuovo piano industriale dell’azienda che sarà presentato domani alla Regione. A settembre 111 dipendenti sono potuti andare in quiescenza con l’incentivo all’esodo di due anni. Questo mese altri 7 li seguiranno. Altri 9 lavoratori invece sono ancora bloccati per le indagini in corso sulle presunte marche pesanti non dovute”. Già le indagini. Sollecitato su questo argomento Martini preferisce passare oltre: “È compito della magistratura accertare eventuali responsabilità”.
Il futuro della miniera. E aggiunge: “A gennaio poi inizieranno i corsi di formazione per tutti i dipendenti finalizzati all’aumento del loro bagaglio culturale e professionale nel campo della lingua straniera (inglese) informatica e sull’ambiente, ma anche per elettricisti, saldatori e conduttori di mezzi da cantiere. Abbiamo in corso delle collaborazioni con la Sotacarbo per la ricerca avanzata sul solare termodinamico finalizzato a renderci autosufficienti sul piano energetico, che tradotto in soldoni significano circa 2 milioni di euro l’anno di risparmio. Quest’estate, continua l’amministratore, abbiamo acquistato un impianto pilota per la lisciviazione del carbone, ossia l’estrazione dal carbone dello zolfo in esso contenuto, come concimante per uso agricolo. Infine a gennaio nella miniera di Seruci inizieranno i lavori importanti per la costruzione delle infrastrutture e degli impianti che accoglieranno l’innovativo progetto “ARIA”, ossia la separazione dei gas che compongono l’aria- come argon, ossigeno e azoto – in qualità rara. Materiali pregiati occorrenti alla ricerca della materia oscura condotta dall’INFS (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare) presso i laboratori nazionali del Gran Sasso. Un connubio unico e irripetibile per le specifiche peculiarità di questa miniera per la ricerca sui gas rari e per la valorizzazione sia delle infrastrutture minerarie, sia delle professionalità presenti che saranno impiegate nel progetto. Tutto questo produrrà un movimento scientifico, culturale ed economico importante per tutto il territorio. Per quanto riguarda la miniera, con le misure che stiamo mettendo in campo e per le altre che abbiamo ancora allo studio, contiamo di raggiungere il pareggio di bilancio entro il 2020”.
Zero assunzioni, solo aumenti di stipendio. I sindacalisti che hanno mosso le critiche al nuovo amministratore restano però fortemente critici: “Come possiamo essere fiduciosi in una nuova stagione gestionale della miniera?” si chiede Salvatore Puddu. “La Procura ritiene che siano stati affidati senza appalto beni e servizi per 40 milioni di euro. Un altro fascicolo riguarda le indennità del sottosuolo non dovute. Dodici dirigenti della società sono accusati a vario titolo per abuso d’ufficio. La Comunità Europea ha aperto infrazioni per 405 milioni di euro. Tutto questo mentre i vertici direttivi restano immutati? E’ abbastanza per non dormire sonni tranquilli. Inoltre, aggiunge il sindacalista, da qui al 2020, nonostante i progetti che si stanno mettendo in campo, non sono previsti aumenti di personale. Però aumentano straordinario e reperibilità. Per tutto questo ci aspettiamo davvero una inversione di rotta, con un occhio di riguardo alle spese e ai risparmi. E alla possibilità che si discuta, per i minatori prossimi alla pensione, una qualche forma di mobilità che gli consenta di anticipare la loro fuoriuscita. A loro, il prossimo piano industriale non interessa proprio”.
Carlo Martinelli