Le profondità del suolo sardo per un progetto di ricerca scientifica all’avanguardia mondiale: la miniera di Seruci a Gonnesa potrebbe presto accogliere una torre per l’estrazione di gas rari da impiegare nella scienza e nella medicina. L’idea del ‘Progetto Aria’, messa a punto dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) è stata presentata oggi a Carbonia, alla Grande Miniera di Serbariu, durante un incontro pubblico a cui hanno partecipato il presidente della Regione Francesco Pigliaru, il presidente dell’ Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Fernando Ferroni, il coordinatore del progetto Cristian Galbiati, i sindaci di Carbonia e Gonnesa Giuseppe Casti e Pietro Cocco, il presidente della Carbosulcis Antonio Martini, i deputati Francesco Sanna ed Emanuele Cani.
Il progetto è per ora solo sulla carta ma già corredato da relazioni e studi tecnici, e ha inoltre ricevuto un finanziamento di 300mila dollari dalla US National Science Foundation; con il via libera dalla Regione Sardegna potrebbe essere operativo entro un anno.
Il primo passo, se arriverà l’ok dall’amministrazione regionale, sarà la sistemazione di una torre-pilota di 350 metri all’interno del vecchio pozzo minerario già usato in passato per l’estrazione del carbone: la torre catturerà l’aria per separarne i componenti più preziosi, come elementi individuali di argon, ossigeno e azoto, grazie alla tecnica della distillazione. “Esattamente come si fa la grappa dal vino – ci spiega il coordinatore di ‘Aria’ Cristian Galbiati, professore alla Princeton University nel New Jersey e ricercatore all’INFN di Milano – facendo bollire il liquido sul fondo e ricondensando i vapori in cima, con la differenza che per la grappa serve un unico stadio, mentre per estrarre i gas rari dall’aria l’operazione si replica su migliaia di stadi posizionati all’interno di una singola colonna in verticale, e si utilizzano temperature molto basse, intorno ai 200 gradi sotto zero: ecco perché abbiamo bisogno di una torre di queste dimensioni e di tecnologie così avanzate”.
La scelta è arrivata alla Sardegna e alle miniere sulcitane per la presenza di pozzi già scavati in profondità nel suolo: “L’idea di partenza di ‘Progetto Aria’ era lo scavo ex novo di un pozzo profondissimo dove posizionare la torre – prosegue Galbiati – ma il costo di una simile operazione si è rivelato insostenibile: il progetto è invece possibile nei pozzi dismessi all’interno dell’area gestita da Carbosulcis, che rappresentano per noi un enorme valore aggiunto. Abbiamo molto apprezzato in questi mesi di discussione dettagliata la professionalità e la preparazione dei tecnici e degli ingegneri dell’azienda, senza il loro supporto il progetto non si sarebbe concretizzato. L’impatto sull’ambiente? Zero: la torre tratterà gas naturali già presenti nell’aria senza alcun rischio, inoltre utilizzando un pozzo già scavato come struttura d’appoggio non ci saranno sconvolgimenti ambientali. Occorreranno alcuni lavori di riadattamento, dato che il pozzo è inutilizzato da alcuni anni, ma nel complesso è un’operazione in economia”.
Il gas estratti dal ‘Progetto Aria’ saranno destinati alla ricerca: tra questi c’è l’argon-40, uno degli elementi dell’argon nell’aria, richiesto in grande quantità per gli studi sulla materia oscura portati avanti all’interno del programma ‘Darkside’ dei Laboratori Nazionali del Gran Sasso, una collaborazione internazionale guidata dall’INFN a cui partecipano trentasei istituti di nove nazioni con 300 ricercatori al lavoro.
LE FOTO DELL’INSTALLAZIONE DEL PROGETTO ‘DARKSIDE’ NEI LABORATORI DEL GRAN SASSO
L’idea dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare ha ricevuto il sostegno di Carbosulcis, società della Regione Sardegna che ha in gestione le miniere di Gonnesa. Nessun accordo formale per ora ma ci sono discussioni in corso per ragionare su una dettagliata proposta scientifica.
Francesca Mulas