Cane sordo e cieco massacrato di botte, appello con una scultura di sabbia: “Il silenzio ha avvolto i testimoni, l’omertà è la morte dello spirito”

Sardegna ancora nelle bufera per un cane maltrattato. Dopo il gattino lanciato nel vuoto in Ogliastra, a scatenare la polemica questa volta, come riportato anche da Sardinia Post, la morte di Alex, il cane cieco e sordo, che, secondo quanto ricostruito dalle associazioni animaliste, sarebbe stato massacrato di botte da un gruppo di ragazzini a Bono. L’animale è morto dopo tre giorni.

Come già accaduto per il gattino lanciato nel vuoto l’artista Nicola Urru, famoso per le sue sculture di sabia nella spiaggia di Platamona, ha voluto realizzare un’opera di denuncia: ha realizzato tre bambini vestiti come dei piccoli diavoli, con in mano dei bastoni e un lucchetto che chiude loro le bocche, uno dei bambini prende la zampa del cane.

A corollario di foto e video un lungo testo. Il poste inizia con una frase scritta a Oriana Fallaci:Vi sono momenti, nella vita, in cui tacere diventa una colpa e parlare diventa un obbligo. Un dovere civile, una sfida morale, un imperativo categorico al quale non ci si può sottrarre.

Poi il lungo messaggio: “Alex era il nome dato a un cane… un anziano cane, la mascotte di paese… un cane a cui non serviva a molto sapere come si chiamasse, dal momento che oltre a essere cieco, era anche sordo… Però in questo nome c’era concentrata l’essenza dell’essere… infondo esisteva – si legge nel post -. La notte del 31 agosto scorso, quando il paese festeggiava il Santo patrono Raimondo, un gruppo di ragazzini lo ha picchiato e portato alla morte, dopo tre giorni di agonia… ed essere stato anche investito da un’automobile mentre si muoveva, disorientato dalla violenza subita…è spirato cosi…”.

Poi l’artista prosegue: “Un animale fragile, fiducioso sino allora dell’uomo, picchiato senza scopo se non quello del malsano divertimento… Ma come si fa a leggere che esistono ancora episodi del genere… come si fa a non intervenire o estraniarsi sempre più da ciò che ci circonda… dopo tutto c’erano i festeggiamenti in onore del Santo Raimondo Nonnato… – scrive l’artista – La storia ci racconta che anche il Santo dopo essere stato percosso più volte durante la sua prigionia veniva torturato da un carnefice che gli trapassava le labbra e gliele chiudeva con un lucchetto… riducendolo al silenzio… Quel silenzio che ha avvolto anche testimoni e aguzzini…Il nostro modo di vivere nasce e si sviluppa in seno a chi più ci sta vicino… Purtroppo questo silenzio che ci allontana dalle nostre responsabilità è simile ad un veleno che si insinua nell’esistenza individuale e sociale annichilendo, di giorno in giorno, lo slancio vitale di ogni singolo individuo e di conseguenza, del corpo sociale in cui è inserito”.

E poi l’appello: “L’omertà è tra i disvalori più pericolosi e dannosi alla vita individuale e sociale poiché trasforma ogni vitalità e creatività in una lenta, quanto inesorabile agonia e morte dello spirito – scrive -. Ognuno di noi ha la possibilità di lasciare una traccia positiva di sé nella memoria altrui. Fate che la vostra impronta non sia lasciata nella sabbia scolpendovi come dei vili codardi… è il mio appello”. Sulla vicenda di Bono è stata presentata una denuncia dall’associazione animalista Leidaa, Lega italiana difesa degli animali e dell’ambiente.

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