Blitz antiterrorismo, 50enne indagato: studiava le tecniche di combattimento

Navigava costantemente su Internet alla ricerca di aggiornamenti e informazioni sulla realtà politica e militare in Donbass, in Ucraina orientale dove è in corso il conflitto armato che vede contrapposti il governo ucraino e i separatisti filo-russi del bacino del Donec, fondatori delle repubbliche secessioniste di Donetsk e di Lugansk. Prendeva informazioni e studiava tecniche riguardanti l’auto-addestramento militare, in vista di una sua nuova partenza. Luigi Frau, il 50enne cagliaritano, ex poliziotto, indagato per arruolamento e addestramento con finalità di terrorismo al quale è stato notificato oggi il divieto di espatrio, nella Repubblica indipendentista del Donbass c’era già stato più volte. Lo hanno appurato gli investigatori della Digos nel corso di un anno di indagini. I poliziotti si sono concentrati sulle figure di alcuni cittadini italiani combattenti nelle formazioni armate filo-russe, tra questi anche il 50enne sardo e hanno scoperto che tra il 2015 al 2019, era presente nei territori del Donbass e ha partecipato al conflitto armato.

La conferma è arrivata anche grazie ad alcuni accertamenti bancari sui conti del 50enne nei quali comparivano transazioni effettuate nella Repubblica Popolare di Doneck. Ad agosto dello scorso anno l’abitazione dell’indagato – un casolare isolato in aperta campagna degno di un ‘lupo solitario’, da qui il nome ‘lone wolf’ dato all’operazione – era stata perquisita ed era stato sequestrato materiale informatico. I poliziotti hanno analizzato tutti i files, i video e i documenti, gran parte dei quali hanno confermato la sua militanza nelle truppe filo-russe. In pratica il 50enne si filmava durante i combattimenti. “Dall’analisi dei dispositivi – spiegano dalla Questura – è emersa una cospicua quantità di materiale sull’addestramento militare e sulle tecniche impiegate nei conflitti bellici: sopravvivenza, gestione dello stress da combattimento, orientamento e cartografia. Perfino un manuale sull’uso dei fucili d’assalto, dei mortai e sull’addestramento dei cecchini nell’utilizzo dei fucili di precisione”.

Il 50enne, secon do quanto emerso dalle indagini, era deciso a lasciare nuovamente la Sardegna per andare a combattere con i separatisti filo-russi. A novembre dello scorso anno, dopo una perquisizione domiciliare, aveva tentato di lasciare l’Italia, raggiungendo Torino, ma era stato bloccato dalla Digos e gli era stato sequestrato il passaporto. Nonostante questo la sua intenzione di recarsi in Ucraina non si è mai fermata. Secondo quanto emerso dalle indagini della Digos di Cagliari, coordinata dal dirigente Antonio Nicolli, il cagliaritano effettuava ricerche sul web finalizzate ad ottenere da parte delle autorità sovietiche un visto che gli consentisse raggiungere la Russia e recarsi nei territori delle autoproclamate Repubbliche del Donbass per partecipare ancora al conflitto. In alcuni manoscritti sequestrati a ottobre del 2020 nell’abitazione del cagliaritano “l’indagato aveva motivato in maniera chiara la sua presenza in Donbass, specificando che l’unica modalità con cui poteva contribuire alla lotta era la ‘reazione armata'”.

 

[Foto Ansa/Epa]

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