È stata messa sotto sequestro la villetta alla periferia di Arzachena, in Gallura, dove un bambino di undici era tenuto segregato dai genitori. Lui è dal 29 giugno scorso al sicuro in una comunità, mentre il padre e la madre sono rinchiusi nel carcere di Bancali, a Sassari. I sigilli, riporta il quotidiano La Nuova Sardegna, sono scattati avant’ieri in quella che gli inquirenti hanno ribattezzato la ‘casa degli orrori‘.
La salvezza dell’undicenne è stata fortuita. Quel giorno di fine giugno il bambino era stato rinchiuso in una stanza mentre i genitori erano andati a vedere il saggio di una nipote. Ma con sé aveva un vecchio cellulare, senza scheda sim, però utile per fare le telefonate di emergenza. Così l’undicenne chiamò il 112 e raccontò il suo dramma. Disse di quelle punizioni a cui era sistematicamente sottoposto. E oltre a stare al buio veniva anche picchiato alle gambe, dietro le ginocchia, con un tubo di plastica.
La madre e il padre – di 45 e 47 anni, entrambi difesi dall’avvocato difensore Marzio Altana – hanno racconto al Gip, durante l’interrogatorio, che quel metodo doveva servire “per educare il figlio, iperattivo”. I due genitori, dal carcere, hanno poi detto di essere “molto scossi“. Ma stando alle indagini le punizioni inflitte erano scientifiche e volontarie. Tanto che il figlio ha detto di “non voler più vivere con loro“.
[Foto d’archivio]