Basi e servitù militari, proposta di legge M5S: “Rivedere accordi Nato”

“Tutti i trattati e accordi internazionali di tipo militare, anche se esclusivamente di ricerca, a cui l’Italia partecipa, devono essere necessariamente ratificati dal Parlamento e la ratifica deve essere rinnovata ogni due anni”. Non solo: “In mancanza di ratifica o della rinnovazione della ratifica l’Italia deve considerarsi receduta dall’accordo”. Arriva oggi alla Camera una vecchia proposta di legge d’iniziativa popolare (presentata il 7 agosto 2008) e portata in aula dal Movimento 5 stelle, che l’ha fatta propria. Nel mirino dei proponenti, come riportato dall’agenzia di stampa Dire, c’è la stipulazione degli accordi internazionali con la cosiddetta ‘procedura semplificata’: secondo questa prassi un accordo entra in vigore non appena sottoscritto dal governo, senza il passaggio parlamentare. La proposta di legge, invece, renderebbe obbligatorio il voto delle Camere, senza il quale l’accordo non entrerebbe in vigore. È chiaro che il tema riguarda anche le basi militari presenti in Sardegna. Questa nuovo passaggio obbligatorio si applicherebbe anche ai trattati in vigore, come per esempio l’Accordo bilaterale sulle infrastrutture (Bia) stipulato tra Italia e Stati Uniti il 20 ottobre 1954.

Il dossier che accompagna la proposta di legge cita proprio questo accordo come esempio: è l’accordo che regola le modalità per l’utilizzo delle basi concesse in uso alle forze Usa sul territorio nazionale ed è generalmente conosciuto come ‘Accordo ombrello’. In conformità al Bia sono stati approvati, nel corso degli anni, vari memorandum d’intesa, tecnici e locali per regolamentare diversi aspetti connessi all’uso delle singole basi.

Manlio Di Stefano (M5S), relatore di minoranza, spiega: “L’articolo 13 del Trattato del Nord Atlantico dice che dopo 20 anni qualsiasi Paese può chiedere una revisione della Nato. Noi la chiediamo profonda, ma non chiediamo l’uscita. Vogliamo la’ parlamentarizzazione’ della nostra presenza nella Nato: chiediamo per esempio che per la concessione di una base parlamentare debba votare il Parlamento, che non possano transitare sul nostro territorio delle armi chimiche o nucleari. Noi vogliamo che tutti i processi più significativi per il Paese vengano votati dal Parlamento: la concessione di basi e servitù militari come la base Dal Molin, Camp Darby, le basi di addestramento in Sardegna, tutte zone colpite dal fenomeno Nato, come dimostra il tasso di mortalità infantile, di malformazioni, di malattie”.

Andrea Manciulli (Pd), relatore di maggioranza denuncia: “È una legge per uscire dalla Nato e rompere gli accordi esistenti. È una legge che ha caratteri di incostituzionalità piuttosto evidenti: se stabiliamo il principio che in corso d’opera uno stato può cambiare a suo piacimento gli accordi internazionali, e’ finita tutta questa stagione di diplomazia internazionale; per noni parlare del discorso di opportunità politica. Il M5S ha lo stesso livello di superficialità del Front National, cavalca la rabbia e accarezza il consenso dalla parte del pelo, è estremamente pericoloso”.

Di Stefano ribatte: “Il Pd ha annunciato che presenterà degli emendamenti che cancellano l’intero articolato, non ce la faranno neanche discutere questa legge, quindi non ce lo faranno nemmeno discutere. Sono più realisti del re, più atlantisti di Trump”. In una intervista a Radio Radicale, a proposito della promessa di Marine Le Pen di portare la Francia fuori dalla Nato, Manciulli attacca: “Purtroppo oggi imperversa una politica fatta con superficialità, cercando di cavalcare la paura. Mi sorprende però che un Paese come la Francia, il più toccato in questi anni dal terrorismo, possa avere un candidato alle elezioni che dice queste cose. Le Pen vuole giocare sulla paura, come è successo all’inizio del secolo scorso, quando si sprofondo’ nell’isolazionismo e nella difesa delle patrie, con gli esiti che tutti abbiamo visto”.

Per Di Stefano, “la Nato ha un importante ruolo di deterrenza, ma da quando nel ’91 ha cambiato lo statuto introducendo azioni non soltanto difensive ci ha esposto a enormi rischi, come dimostrano la guerra in Libia, in Afghanistan, gli attriti con la Russia. La Nato – osserva ai microfoni di Radio Radicale – ci costa 100 milioni di euro al giorno, circa 30 miliardi, all’anno. Non stiamo dicendo di uscire dalla Nato domani, però vogliamo una partecipazione più democratica e funzionale agli interessi degli italiani”.

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