Banda Mesina, l’avvocato-imputato Altea ai giudici: “Vostre montature”

“Cambiai delle lire in euro per conto di Gigino Milia”. Rispondendo alle domande del pubblico ministero Gilberto Ganassi, l’avvocato-imputato Corrado Altea ha di fatto ribadito quanto già detto nell’interrogatorio di garanzia. Arrestato due anni fa nel blitz che ha sgominato la presunta banda di Graziano Mesina, Altea ha iniziato oggi a
rispondere alle domande della pubblica accusa. Per tre volte ha cambiato milioni di lire in euro per conto
di Milia. “Ma ero convinto – ha detto – che non fossero soldi provenienti da illeciti”. Ha poi confermato di aver trasferito soldi in America, per conto di altri soggetti.

E non sono mancate le polemiche contro i giudici. “Anni fa – ha raccontato l’imputato – venni fermato e arrestato perché nella mia auto trovarono una camicia messicana, giornali e due bustine con scritto su una ‘Coca’ e nell’altra ‘Taglio’. Da quell’accusa venni assolto in primo grado e poi anche in appello, perché venne dimostrato che non le misi io nell’auto. Ma il pubblico ministero che chiese all’epoca la mia condanna in primo grado oggi sta presiedendo questo processo”.

È un attacco diretto al presidente della seconda sezione penale del tribunale di Cagliari, Massimo Costantino Poddighe, quello lanciato da Altea alla ripresa del processo per associazione a delinquere nell’ambito dell’inchiesta che aveva portato all’arresto dell’ex primula rossa del banditismo sardo, Graziano Mesina, e di altre 24 persone. La maggior parte degli imputati ha scelto la strada dell’abbreviato, tranne Mesina, Milia, Altea e qualche altro che hanno deciso per il dibattimento. In realtà la vicenda dei pregressi tra Altea e il giudice Poddighe era già emersa nelle fasi preliminari, quando il collegio – sciogliendo le riserve – non aveva eccepito l’eccezione di incompatibilità sollevata dall’avvocato-imputato.

Ormai da varie udienze, infatti, Altea, che la Direzione distrettuale antimafia accusa di essere stato il corriere
utilizzato per pagare la droga e per trovare i contatti in alcuni viaggi a Milano, sta parlando e ricostruendo davanti ai giudici i suoi rapporti con il resto degli imputati. Cerca di scalfire l’impianto accusatorio, ma in vari casi attacca i magistrati che lo hanno arrestato e lo stanno giudicando. “È un processo che si fonda su montature costruite ad arte su di me – aveva detto nella precedente udienza -. Mi devo difendere nel processo ma anche dal processo”. In quella di oggi è tornato alla carica, attaccando direttamente il presidente Poddighe che, senza scomporsi, gli ha ricordato che dopo l’assoluzione in primo grado non fu lui a presentare ricorso in appello ma la Procura generale. Non era presente in aula Graziano Mesina, mentre c’era l’altro imputato eccellente, Gigino Milia. Prossima udienza il 30 aprile.

Diventa anche tu sostenitore di SardiniaPost.it

Care lettrici e cari lettori,
Sardinia Post è sempre stato un giornale gratuito. E lo sarà anche in futuro. Non smetteremo di raccontare quello che gli altri non dicono e non scrivono. E lo faremo sempre sette giorni su sette, nella maniera più accurata possibile. Oggi più che mai il vostro supporto è prezioso per garantire un giornalismo di qualità, di inchiesta e di denuncia. Un giornalismo libero da censure.

Per ricevere gli aggiornamenti di Sardiniapost nella tua casella di posta inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

Related Posts
Total
0
Share