Assalto al portavalori a Serrenti, arrestato il basista. Un altro indagato

Sono arrivati all’alba nella sua abitazione al quartiere San Michele di Cagliari e lo hanno catturato. Svolta nelle indagini sull’assalto al portavalori messo a segno il 21 marzo dello scorso anno lungo la strada Statale 131 a Serrenti. Gli agenti della squadra mobile, coordinati dal primo dirigente, Alfredo Fabbrocini, hanno catturato il basista. Dall’alba sono in corso numerose perquisizioni in diverse abitazioni di sospettati. Un altro uomo risulta indagato. Le indagini sono coordinate dalla Dda di Cagliari.

L’uomo arrestato è una guardia giurata che lavorava alla Vigilanza Sardegna. Si tratta di Giuseppe Levanti, di 59 anni. Il vigilante attualmente lavora per un altro istituto di vigilanza. Secondo gli inquirenti avrebbe fornito al commando dettagli su come aprire i furgoni blindati evitando che si sanzionasse lo schiuma block. Ad inchiodarlo sono state le intercettazioni telefoniche e ambientali. Oggi nel corso delle perquisizioni gli sono state sequestrate due pistole, un fucile a pompa, tutto regolarmente detenuto, e 20 mila euro in contanti. Il denaro sarà analizzato per verificare se i numeri di serie combaciano con quelli delle banconote sparite durante l’assalto al portavalori o in altri.

Levanti avrebbe fornito il know how per aprire i furgoni blindati portavalori senza far scattare lo schiuma block. Lo ha spiegato nel corso di una conferenza stampa Alfredo Fabbrocini. “Come diceva Maniero il basista è l’elemento più importante – ha detto -. Normalmente non è inserito in contesti criminali veri e propri, lo fa per lucrare, mettendo a repentaglio la vita di chi lavora”. Levanti è sposato, gestisce un’impresa di pulizie, oltre a lavorare come guardia giurata, adesso in servizio di guardiania per un’altra agenzia di vigilanza. Dopo l’assalto di Serrenti, che ha fruttato quasi sei milioni di euro, non ha cambiato il suo tenore di vita, ma si è tolto solo qualche sfizio. È accusato di rapina aggravata in concorso per il colpo di Serrenti. Ma la tecnica che ha fornito ai banditi per aprire i furgoni portavalori è stata utilizzata, oltre che nel Medio Campidano, anche per il colpo a Bonorva nel settembre del 2015 che fruttò oltre mezzo milione di euro e quello del luglio scorso lungo la 131 a Iglesias, dove il colpo fallì a causa dell’arrivo della Polizia stradale.

Giuseppe Levanti “Era disposto a farsi rapinare in cambio di denaro, da chiunque glielo avesse proposto”. Lo dice lui stesso alla fidanzata e ad alcuni amici – e lo riporta il Gip del tribunale di Cagliari, Giovanni Massidda, nell’ordinanza di 48 pagine che lo ha fatto finire in cella – quando parlava dei suoi problemi economici e delle rapine commesse sui blindati. “Si tratta di un soggetto privo di scrupoli – spiega il giudice – che non soltanto diede un contributo fondamentale per il buon esito della rapina del marzo 2014, ma continuò a pianificare analoghe imprese delittuose anche nei mesi successivi, palesando una capacità criminale veramente ragguardevole”. Il giorno della rapina a Serrenti, Levanti risulta aver preso parte alle operazioni di carico del blindato, lui stesso era in possesso di una delle utenze “fantasma” in uso al commando. Non solo. Nei mesi successivi fornì a un pregiudicato di Desulo, ma residente nel Cagliaritano, i dettagli su come aprire i portavalori senza far scattare il sistema di protezione – sistema poi usato per gli assalti del luglio scorso e per quello a Bonorva del settembre 2015 – e successivamente anche elementi sui trasporti di denaro effettuati dai mezzi della Vigilanza Sardegna, di cui era dipendente all’epoca dei fatti.
Trasferimenti per svariati milioni di euro che stavano per diventare l’obiettivo di un nuovo assalto, poi saltato per l’intensificarsi dei controlli da parte delle forze di polizia.

C’e un altro indagato nell’inchiesta coordinata dalla Dda di Cagliari. Nel mirino degli investigatori un 49enne di Desulo, in provincia di Nuoro. Secondo l’accusa, avrebbe fatto parte del commando. Il pm Rosanna Allieri aveva chiesto per il desulese una misura cautelare, ma il Gip Giovanni Massidda ha ritenuto non sufficienti le prove a suo carico per un provvedimento restrittivo. Contro il 52enne ci sarebbero una serie di elementi legati all’uso di sim ‘fantasma’ e telefonini, elementi che, “seppur di rilievo accusatorio – scrive il Gip nelle 48 pagine di ordinanza – non consentono nella loro globalità di ritenere integrata la gravità indiziaria”.

La rapina fu messa a segno nel pomeriggio, alle 15,30 lungo una bretella di collegamento, aperta a causa dei lavori, lungo la Carlo Felice tra Serrenti e Sanluri. Il commando, composto da almeno sette persone, aveva pianificato tutto. Seguivano a bordo di un furgoncino Fiorino due portavalori della Vigilanza Sardegna. Appena i blindati imboccarono la bretella di collegamento, la strada fu sbarrata con un camion per il movimento terra. I malviventi non esitarono a sparare numerosi colpi di kalashnikov contro i blindati a bordo dei quali si trovavano complessivamente sei vigilantes. Con una smerigliatrice i banditi aprirono i furgoni portavalori, prelevato circa cinque milioni di euro. Poi fuggirono non prima di aver disarmato le guardie giurate.

Manuel Scordo

LEGGI ANCHE: Assalto a portavalori nel Nuorese, imponente caccia all’uomo

Tentato assalto a portavalori lungo la 131, banditi sparano contro carabinieri

Diventa anche tu sostenitore di SardiniaPost.it

Care lettrici e cari lettori,
Sardinia Post è sempre stato un giornale gratuito. E lo sarà anche in futuro. Non smetteremo di raccontare quello che gli altri non dicono e non scrivono. E lo faremo sempre sette giorni su sette, nella maniera più accurata possibile. Oggi più che mai il vostro supporto è prezioso per garantire un giornalismo di qualità, di inchiesta e di denuncia. Un giornalismo libero da censure.

Per ricevere gli aggiornamenti di Sardiniapost nella tua casella di posta inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

Related Posts
Total
0
Share