Un anno di tempo esatto, chiusa la giornata del ricordo e della memoria delle 19 vittime del passaggio del ciclone Cleopatra nel Nord Sardegna si apre il capitolo giustizia. Il capo della Procura della Repubblica di Tempio Pausania, Domenico Fiordalisi, ha infatti chiuso tre fascicoli di inchiesta e ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini a 21 indagati per i quali ora si profila la richiesta di rinvio a giudizio.
Il primo fascicolo, quello più vasto, riguarda lo sviluppo disordinato della città di Olbia, questioni urbanistiche e di sicurezza: tombamento dei canali, assenza di parapetti e modifiche ai ponti. Coinvolti il sindaco Gianni Giovannelli, quattro assessori – all’urbanistica, Marzio Altana e il successore Carlo Careddu; ai Lavori Pubblici Davide Bacciu e il suo predecessore Gesuino Satta – cinque dirigenti comunali, tre tecnici, altrettanti geometri, un funzionario dell’assessorato regionale ai Lavori pubblici, Cesare Marras, e un ingegnere. Secondo il pubblico ministero questi diciotto sono accusati di omicidio colposo e disastro in quanto, con le loro condotte, avrebbero causato il decesso delle sei persone di Olbia.
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Il primo cittadino Giovannelli è coinvolto anche in un’altra costola delle indagini, chiusa anch’essa: quella relativa alla mancata segnalazione dell’allarme e alla condotta omissiva. Insieme a lui dirigenti della Protezione civile, del Comune e della Provincia, nonché il primo cittadino di Arzachena, Alberto Ragnedda. Per loro il pm ha chiesto il rinvio a giudizio.
Altro avviso di conclusione indagine anche per due dipendenti dell’Anas, ai quali la Procura contesta l’omissione di soccorso per non aver ascoltato le richieste di aiuto di Pietro Mariano, che tentò di salvare la vita di Francesco Mazzucco e del figlio Enrico di appena tre anni, morti in località Putzolu travolti dalle acque di un piccolo rigagnolo. Si tratta del capo nucleo Salvatore Ledda, di Quartucciu e di Ignazio Francesco Tuffu, di Nuoro.
C’è poi un terzo fascicolo vede indagata la proprietaria della villetta in località Mùlinu Vecchiu, nel comune di Arzachena, dove perse la vita la famiglia di italo-brasiliani Passoni, intrappolati in uno scantinato trasformato in abitazione. la donna, Brunetta Poggianti, di Biella, dovrà rispondere di omicidio colposo, perché l’abitazione in cui i Passoni abitavano era priva di certificato di abitabilità. Escono dalle inchieste l’ex presidente della Regione Ugo Cappellacci, l’allora assessore regionale Andrea Biancareddu e l’ex direttore della Protezione civile Giorgio Cicalò: per loro il pm ha chiesto l’archiviazione.
Infine, a parte, la tragedia della strada di Monte Pino dove morirono in tre. D’un tratto si aprì una voragine, i piloni si trasformarono in pietrisco giù verso il torrente. Per il pm non fu un caso, ma un incidente causato da negligenza, assoluta mancanza di manutenzione. Leggi: Alluvione, sei indagati per la strada di Monte Pino. Tre morti per “negligenza”. Avviso di conclusione indagini per: i progettisti Giuseppe Muzzetto e Antonio Zuddas, i tecnici della provincia di Olbia Tempio Pasquale Russo, Graziano Sini e Francesco Prunas e il dirigente della provincia di Sassari Giuseppe Mela.