“Non permetteremo a nessuno di mettere le mani sullo stabilimento prima di una soluzione positiva della vertenza”. All’indomani dell’annuncio di Alcoa sulla dismissione graduale dell’impianto di Portovesme, nel Sulcis, i sindacati metalmeccanici sardi sono sul piede di guerra. “Finché la vertenza è aperta la multinazionale non toccherà lo smelter”, assicura il segretario della Fim Cisl del Sulcis, Rino Barca.
Il pressing delle sigle si fa quindi più insistente nei confronti dell’unico investitore sul quale in questi ultimi mesi si è concentrata l’attenzione del Governo: la multinazionale svizzera Glencore. “Invitiamo Glencore a comunicare immediatamente e una volta per tutte se acquisirà o meno lo stabilimento – incalza Bruno Usai dell’Rsu Alcoa e della segreteria della Fiom del Sulcis. E il 5 settembre, giorno fissato a Roma per l’incontro al Mise con Regione e sindacati, ci aspettiamo di sapere proprio questo dal Governo, se finalmente Glencore ha sciolto le sue riserve”.
Perché, in caso contrario, spiega l’esponente della Rsu, “ci sono le condizioni per offrire il pacchetto ad altre società”. Pacchetto che comprende un costo dell’energia a 25 euro megawattora per dieci anni. “Ma bisogna fare presto – sottolinea ancora il sindacalista della Cgil – entro dicembre molti altri operai usciranno dalla mobilità”. Quanto alla decisione di Alcoa di abbandonare Portovesme, i metalmeccanici non si dicono per nulla stupiti. “Da quattro anni – spiega Usai – dichiara di voler andare via dall’Italia, siamo stati noi a impedirglielo con manifestazioni e pressioni continue su Regione e Governo”. Fino a ieri. E a questo punto, auspica il rappresentante della Fiom, “speriamo che la dichiarazione della multinazionale Usa serva ad accelerare i tempi in vista di una soluzione”. Nel frattempo, venerdì 26 si riunisce il coordinamento sindacale per fare il punto della situazione e decidere quali future azioni intraprendere.