Alan Batzella: “La cura per il Poetto? Seguire i ritmi della natura”

“Il ripascimento del Poetto? L’azione in sé non è sbagliata, quello che ha distrutto la spiaggia è stato un intervento portato avanti in tutta fretta che ha trascurato le vere esigenze di un ecosistema così delicato: il Poetto meritava certamente di più“.

Alan Batzella, ambientalista e architetto cagliaritano, ha partecipato negli anni Ottanta ai lavori del Piano di Coordinamento Territoriale tra la Regione e i comuni di Cagliari e Quartu: un documento finalmente condiviso, elaborato da un team di geologi, architetti, ingegneri e amministratori che prevedeva un ripascimento lento, graduale e mirato e diverse azioni per proteggere la sabbia bianchissima tanto amata dai cagliaritani. Il Piano previsto da Regione e comuni venne spazzato via nel 1986 dalla demolizione dei casotti, decisa in tutta fretta dai vertici del Demanio Marittimo che nella primavera di quell’anno spedirono le ruspe per spazzare via le centinaia di costruzioni in legno tra il Lido e l’ospedale marino: una scelta giustificata da un’emergenza sanitaria e ambientale che cambiò le carte in tavola su tutto il litorale eliminando uno dei fattori utili per frenare l’erosione della spiaggia.

Il piano a cui lavorarono Batzella e gli altri esperti fu così messo da parte perché il contesto era ormai mutato, ma l’allarme Poetto non si attenuava: in pochi decenni, dagli anni Quaranta, la linea della spiaggia era arretrata di oltre 25 metri.

Negli anni ’90 la società di studi Mediterranea Survey and Service MSS mise per iscritto la diagnosi: la spiaggia dei cagliaritani era gravemente ammalata di erosione, occorreva far qualcosa subito.

Nel 2002 la Provincia di Cagliari attuò il suo piano per guarire il Poetto tramite una rapida ed estrema operazione di ripascimento, ma la cura si rivelò fallimentare e soprattutto il danno fu irreversibile. “La pratica del ripascimento della spiaggia non era un’idea errata – sottolinea Batzella – ma per un’operazione del genere occorreva agire senza fretta: nel piano che abbiamo studiato nel 1986 si parlava di un ripascimento lento e da fare per singoli cantieri: lungo i chilometri della costa del Poetto ci sono sabbie diverse con caratteristiche varie, non si può pescare la sabbia dal largo e spararla sull’arenile senza criterio”.

Tra le soluzioni ipotizzate dall’architetto cagliaritano per salvare il Poetto c’era il ripristino della sabbia bianca trasportata da venti e correnti marine verso il Margine Rosso, ma si pensava anche a recuperare quella depositata nello stagno fossile subacqueo a qualche centinaio di metri dalla linea di spiaggia. “Il ripascimento ha senso solo se integrato ad altre azioni, come il ripristino della vegetazione alofita specifica per trattenere la rena; certo occorre che i cittadini facciano qualche sacrificio, come passare su passerelle per raggiungere la riva e in generale utilizzare la spiaggia con delicatezza. La fretta in tutta l’operazione di salvataggio del Poetto è stata il danno peggiore: se si vuole rimediare ai disastri che abbiamo messo in atto nei decenni passati occorre cambiare rotta e seguire i ritmi lenti della natura, non quelli serrati delle imprese”.

F.M.

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