Al processo Diana l’investimento bancario fatto dal Pdl coi soldi pubblici

A febbraio 2012, tramite certificato di deposito (è un investimento simile ai Bot), il Pdl ha vincolato 200mila euro. Ne ha ricavati 5mila.

“A febbraio 2012, quando era capogruppo Pdl, Mario Diana vincolò 200mila euro di fondi ai gruppi tramite certificato di deposito (è una forma di investimento che, al pari dei Bot negli anni d’oro, garantisce un alto rendimento)”. Lo dice, in udienza, il pm Marco Cocco nel processo in cui Diana è imputato con l’accusa di peculato. L’operazione di vincolo venne fatta alla Banca di Sassari, all’Agenzia 4, ovvero lo sportello che l’istituto di credito ha nel palazzo del Consiglio regionale. Da quell’operazione il gruppo ricavò 5mila euro di interessi.

La questione dell’investimento bancario ha occupato questa mattina, al tribunale di Cagliari, buona parte dell’udienza in cui il pubblico ministero ha proseguito con l’interrogatorio di Diana, un’esame cominciato lo scorso 5 febbraio, sempre davanti al giudice Claudio Gatti, presidente della prima Sezione penale.

Il magistrato inquirente, attraverso le domande a Diana, ha chiarito alcuni aspetti della vicenda. Intanto: per ammissione dello stesso ex capogruppo, i 200mila euro di soldi pubblici vennero vincolati senza che gli altri consiglieri del Pdl fossero stati interpellati. Tanto che il pm ha fatto notare: “L’imputato dice di aver sentito i colleghi quando, a ridosso del Natale 2009, il gruppo acquistò le trentuno penne Montblanc regalate agli eletti (solo Pietro Pittalis non accettò l’omaggio, ciò che gli valse l’archiviazione dall’inchiesta). Ma per vincolare i denari dei fondi ai gruppi l’onorevole Diana agì da solo”.

Per questa ragione il pubblico ministero ha chiesto: “Chi gli propose di fare il certificato di deposito?”. Diana prima ha tergiversato, poi ha detto che era stata la direttrice dell’Agenzia 4, Rita Catani. Il pm ha domandato ancora: “Trattandosi di soldi pubblici da vincolare, con la direttrice c’erano rapporti personali che la inducevano alla fiducia o solo legami professionali?”. Diana ha risposto affermativamente alla seconda opzione.

Quanto ai 5mila euro ricavati dall’operazione bancaria, risulta agli atti che l’accredito al gruppo Pdl venne fatto a febbraio 2013, al termine del contratto annuale, quando da otto mesi il capogruppo era Pittalis. Il quale, al momento del suo insediamento, a giugno 2012, scrisse alla Banca di Sassari per ottenere la rescissione del contratto, visto che al contratto di deposito non era allegata alcuna delibera dei consiglieri per autorizzare l’investimento stesso. Ma la direttrice respinse la richiesta.

Diana, difeso dagli avvocati Mariano e Massimo Delogu, ha spiegato che decise di sottoscrivere il certificato di deposito perché “il Pdl, tramite bonifico, faceva una lunga serie di pagamenti e ciascuno costava circa 4 euro e 50 centesimi. Vincolando i soldi per un anno l’obiettivo era recuperare le spese fisse. E questo senza causare alcun problema alla gestione del gruppo, dal momento che le giacenze di cassa oscillavano tra i 300 e 400mila euro”.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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