Sandra Murgia è la coordinatrice del centro Aias di Decimonannu, dove le cimici sistemate dai carabinieri hanno ripreso pugni e calci ai pazienti disabili. Ieri la donna – indagata insieme ad altre tredici persone – è stata sentita dal gip Giampaolo Casula. Sardinia Post ha intervistato l’avvocato difensore Paolo Loria (già legale di Raniero Busco nel delitto romano di via Poma) per conoscere il contenuto delle dichiarazioni rese dalla Murgia nell’interrogatorio di garanzia. La responsabile della struttura, in concorso col direttore amministrativo Vittorio Randazzo, è accusata di percosse, maltrattamenti, lesioni personali e di aver omesso di informare i familiari dei pazienti di quanto accadeva nel centro.
Avvocato, la sua assistita ha risposto a tutte le domande del gip?
Sì.
Quanto è durato l’interrogatorio?
Circa quarantacinque minuti.
Cosa ha detto la Murgia?
Ha fatto una panoramica della situazione e ha illustrato i propri compiti.
Sulla situazione a Decimomannu cosa ha spiegato?
Si tratta di una struttura perfettamente in regola, sia sotto l’aspetto autorizzativo che dal punto di vista funzionale, per quel che riguarda numero di addetti e posti letto. Le ispezioni da parte di Asl e Regione sono frequenti.
Nel centro di cosa si occupa la sua assistita?
Come previsto nella Carta dei Servizi, la coordinatrice ha compiti amministrativi: si occupa delle forniture e vigila sulla funzionamento del centro. Il controllo dei degenti, o ospiti, spetta invece al direttore sanitario.
Contro la sua assistita il Gip muove accuse precise: “La Murgia – si legge nell’ordinanza – dava disposizioni affinché le quotidiane operazioni di pulizia mattutine venissero effettuate in un unico bagno, nonostante ogni camera della struttura fosse dotata di servizio igienico, costringendo in tal modo i degenti a recarsi nudi in detto locale in totale promiscuità tra uomini e donne”.
La mia assistita ha negato di aver dato questa disposizione e, come spiegato al Gip, non era a conoscenza di quei fatti.
Eppure il giudice ha scritto nell’ordinanza che la Murgia “ometteva di fornire al personale i mezzi necessari per fornire adeguata assistenza”.
Questa ricostruzione è stata fatta in Procura dalla Tuveri (Anna Paola, l’operatrice socio-sanitaria che con un esposto ha denunciato i maltrattamenti all’Aias, facendo scattare le indagini): si tratta dell’unica dichiarazione resa in merito. Non ci sono altri riscontri. E anzi vero il contrario: in una recente ispezione della Regione al centro Aias di Decimomannu, in coincidenza col rinnovo della convenzione, sono stati controllati anche gli asciugami. Tutto è risultato in regola. Se poi le forniture non venissero usate dal personale, è un altro discorso.
Il giudice per le indagini preliminari la pensa diversamente anche sui maltrattamenti, ripresi dalle telecamere dei carabinieri. Nell’ordinanza ha scritto ancora: “Nonostante la Murgia fosse a conoscenza di svariati episodi di violenza fisica e morale posti in essere nei confronti dei pazienti dagli operatori sociosanitari, e in generale, dal personale in servizio,ometteva di esercitare la dovuta vigilanza, non attivandosi in alcun modo”.
Ribadisco quanto detto sopra: la Murgia non ne era a conoscenza. Peraltro, se all’Aias di Decimomannu, come denunciato dall’operatrice sociosanitaria, le condotte illecite avessero avuto una regia, in una ottica di risparmio, gli stessi episodi si sarebbero dovuti ripetere in tutti i reparti. Invece ciò non è avvenuto.
Per riassumere: lei sostiene che all’Aias di Decimonannu vigilare sui degenti e le loro condizioni sia compito del direttore sanitario. Ma Leonardo Filippi, l’avvocato difensore di Vittorio Randazzo, dice a sua volta che il proprio assistito non è stato informato dai responsabili della struttura.
Il coordinatore del centro e il direttore sanitario sono parigrado, ma con compiti diversi. E alla mia assistita non spetta alcun controllo sui reparti, come detto in precedenza, né il direttore sanitario ha l’obbligo di informarla.
Quindi la colpa di quanto avvenuto a Decimomannu è del direttore sanitario e dei dipendenti?
Di certo la Murgia non ha alcuna responsabilità sui fatti contestati dalla Procura. Tutte le volte che la mia assistita è venuta a conoscenza di condotte contrarie alla Carta dei servizi, ha fatto seguire azioni disciplinari.
La Murgia sapeva dei provvedimenti disciplinari presi al centro di Decimomannu tra il 2014 e il 2015?
I fatti che hanno portato a quei provvedimenti sono gli unici noti ai vertici della struttura.
Come sostiene l’avvocato di Randazzo, tutto va ricondotto all’omertà dei lavoratori?
In questa vicenda, c’è stata tanta omertà tra il personale. E come risulta dalle intercettazioni, i lavoratori si coprivano a vicenda.
A chi si riferisce?
Nei reparti, come scritto nella Carta dei servizi, lavorano ausiliari, operatori socio-sanitari, infermieri e medici, coordinati dal direttore sanitario.
La sua assistita che idea si è fatta sulle immagini riprese dalle telecamere dei carabinieri?
Non lo so, non abbiamo parlato di questo.
Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)