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“A Sarroch, Pula e Assemini leucemie sopra la norma ma le istituzioni tacciono”

23 Febbraio 2013 Cronaca
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Esattamente un anno fa sulla rivista ‘Epidemiologia e prevenzione’ Pierluigi Cocco, del Dipartimento di sanità pubblica dell’Università di Cagliari, ribadiva come la “popolazione maschile residente nel distretto sanitario di Cagliari ovest, escludendo la città di Cagliari” presentasse “un rischio elevato di emolinfopatiemaligne, e in particolare di leucemie”. 

Eppure – denunciano oggi il Gruppo di intervento giuridico e gli Amici della terra – non risultano adottati provvedimenti tesi a limitare il rischio ambientale e sanitario”. E questo nonostante nei comuni di Pula, Sarroch e Assemini gli studi abbiano riscontrato un’incidenza quasi tripla di tali patologie, rispetto ai cosiddetti ‘attesi’ (dati consolidati medi).

Da qui la specifica richiesta di informazioni a carattere ambientale inoltrata dalle due sigle ambientaliste  alla Regione, al ministero della Salute, all’Arpas, ai sindaci di Pula e Sarroch, alla Asl 8 e al commissario straordinario di Assemini.

“In buona sostanza – si legge in una nota – da anni le varie amministrazioni pubbliche competenti (Ministero della sanità, Regione e Comuni interessati) sono a conoscenza che la popolazione maschile di Pula, Sarroch e Assemini corre un rischio più elevato di leucemie quasi triplo rispetto a quanto sarebbe lecito attendersi – ribadiscono Gruppo di intervento giuridico e Amici della terra – eppure non risultano adottati provvedimenti tesi a limitare il rischio ambientale e sanitario”.

Secondo i dati illustrati nell’intervento di Pierluigi Cocco (riportato sul sito del Gruppo di intervento giuridico e riferiti in prima battuta al periodo 1974/1993) a Pula sono stati osservati 8 casi contro una media di 2,32, a Sarroch 5 contro un’attesa di 1,92 e, infine, ad Assemini 17 contro i 6,72 attesi.

Non basta, perché i più recenti dati disponibili, risalenti al 2008, non solo confermano quanto già appurato dagli studi precedenti, ma tracciano un quadro ancora più allarmante.

“Nonostante il rapporto del 2008 confermasse l’eccesso con ben maggiore robustezza statistica e si concludesse esprimendo la necessità di urgenti indagini di epidemiologia analitica per l’esame dei possibili determinanti – scrive Pierluigi Cocco su Epidemiologia e prevenzione – non ne seguì alcuna reazione. Nonostante, a parole, nessuna autorità sanitaria e politica regionale neghi l’importanza della sorveglianza epidemiologica dello stato di salute delle popolazioni, pochi rappresentanti delle istituzioni appaiono disposti ad accettarne le indicazioni. Si creano commissioni scientifiche e si promuovono studi, ma non se ne utilizzano i risultati e le conseguenti indicazioni”.

Nulla è cambiato, come ricordato da Massimo Dadea in un intervento su Sardinia Post del 2 febbraio scorso, nemmeno dopo l’ulteriore aggiornamento dello studio epidemiologico “Sarroch, ambiente e salute” portato avanti dall’equipe del Prof. Biggeri, dell’Università di Firenze. Anche in quell’occasione i dati avevano confermato quanto già emerso nel 2008: un’alta incidenza di malattie respiratorie e di tumori del polmone e della pleura.

Sul silenzio delle istituzioni – sempre con riferimento all’area di Sarroch – si era espresso anche Vincenzo Migaleddu, componente dell’Isde (International Society Doctor for Environment),  l’Associazione dei medici per l’ambiente, uno tra i massimi esperti della materia. Insomma, esperti e associazioni stanno tentando di tenere alta l’attenzione sul tema e l’iniziativa del Gruppo di intervento giuridico e degli Amici della terra, come visto, è solo l’ultima di una lunga serie. Peccato che le istituzioni continuino a tacere.

(nella foto, tratta dal sito del Gruppo di intervento giuridico, l’area industriale di Sarroch)

 

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