A processo il rapper che cantava contro le basi militari e faceva il dito medio

L’8 settembre del 2018 si era esibito in un concerto all‘Exme di Nuoro con una canzone antimilitarista e aveva alzato il dito medio contro le basi militari. Per le forze dell’ordine presenti allo spettacolo per motivi di sicurezza, il testo del brano musicale e quell’atteggiamento risultavano oltraggiosi e così per Bakis Beks, rapper barbaricino, era scattata la denuncia.

A processo insieme al rapper ci sono anche altri tre giovani che quell’8 settembre di cinque anni fa sedevano tra il pubblico. Oggi prima udienza davanti alla giudice monocratica del tribunale di Nuoro, Daniela Russo. L’accusa, per tutti, è oltraggio a pubblico ufficiale. Al processo si è arrivati dopo l’opposizione dei quattro a un decreto di condanna con pagamento di duemila e 500 euro a testa.

L’udienza è stata aggiornata al 19 settembre per la deposizione del primo teste dell’accusa, rappresentata in aula dalla pm Francesca Picu. Nel mirino c’è intanto il testo di ‘Messaggio‘, canzone con la quale Bakis Beks si era pronunciato platealmente contro la presenza delle basi militari in Sardegna. “Non c’è tempo per mediazioni, indennizzi, conciliazioni, questo è un messaggio ai coloni. Basta, fuori dai c….!”. Questo il passaggio incriminato, accompagnato alla fine dal dito medio alzato dal rapper.

Il rapper Bakis Beks con la sua avvocata Giulia Lai

“Non posso accettare la condanna perché io e gli altri tre amici – ha spiegato il cantante prima dell’udienza – siamo stati ritenuti colpevoli di cose che non abbiamo fatto, ovvero di aver inveito contro le forze dell’ordine quando in realtà ho solo fatto la mia performance contro le basi militari”. Cos’ l’avvocata del rapper, Giulia Lai: “Ci batteremo perché nella canzone del mio assistito sono state pronunciate parole di rivendicazione contro le politiche militari e non insulti contro le forze dell’ordine”.

Davanti al tribunale, gli antimilatisti dell’associazione Libertade hanno promosso un sit-in di solidarietà srotolando uno striscione con la scritta ‘L’arte non si reprime’. “Siamo un bersaglio facile solo perché ci opponiamo anche attraverso la musica e l’arte alle politiche militari in Sardegna – denuncia il presidente di Libertade, Giampiero Cocco -. Noi vogliamo continuare a lottare e stare al fianco di persone come Bakis e i suoi amici raggiunti da una condanna penale per aver espresso le proprie opinioni attraverso la musica”. 

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