“A pregai in crèsia”, la scritta che ha accolto la maestra sospesa per l’olio sui bimbi

Lei, Marisa Francescangeli, continua a raccontare la sua verità, ovvero di essere una vittima ma non si sa bene di cosa. Di certo ieri, quando la maestra è tornata nella sua scuola di San Vero Milis, ad accoglierla non c’erano solo alcuni genitori. Per la Francescangeli qualcuno ha anche lasciato una scritta che ha fatto il giro del web: “A pregai in cresia”. Tradotto: “A pregare si va in chiesa”.

Ieri la maestra è tornata tra i suoi alunni perché ha concluso i venti giorni di sospensione che gli sono stati dati dalla Commissione disciplinare dell’Ufficio scolastico provinciale. E non è stata una sorpresa, piuttosto la somma di precedenti sanzioni ricevute per i metodi didattici seguiti. La sospensione dei venti giorni è arrivata a seguito degli accertamenti su reali violazioni commessi durante l’insegnamento, come hanno segnalato non solo diversi genitori ma anche gli stessi colleghi della maestra. La quale non poteva non sapere, perché è obbligo della Commissione informare il docente sotto procedimento disciplinare.

Per una settimana la Francescangeli ha fatto passare l’idea di essere stata punita per aver fatto recitare un’Ave Maria ai bambini. Invece è venuto fuori che ungeva la fronte dei bambini con olio santo, di Medjugorie, per proteggerli dal Dio vendicatore. Tanto che quando la maestra è diventata un caso nazionale, difesa anche dal presidente Christian Solinas, è dovuto intervenire il direttore dell’Ufficio scolastico regionale, Francesco Feliziani, che ha spiegato la questione dei provvedimenti disciplinari accumulati dalla Francescangeli.

Il rito medioevale dell’olio lo ha raccontato, in un post su Facebook, il presidente del Liceo classico De Castro di Oristano, Pino Tilocca. A prendere posizione è stato anche il ministro della Pubblica istruzione, Giuseppe Valditara, che ha confermato la versione del direttore Feliziani e la violazione degli obblighi di legge da parte della maestra.

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