Verifiche ambientali di Stato: ruolo marginale per la Regione

Un pressoché totale svuotamento di competenze rispetto all’iter autorizzativo di progetti impattanti per la salute umana e l’ambiente. Lo subiscono le regioni, Sardegna compresa, che vedono il proprio potere decisionale su trivelle, metanodotti e centrali elettriche ridursi al lumicino per effetto delle nuove norme sulla valutazione d’impatto ambientale (V.i.a) in vigore dallo scorso 21 luglio. Ad avvantaggiarsi della nuova normativa ambientale è, dunque, lo Stato, che ripropone la stessa logica accentratrice già perseguita con lo Sblocca Italia e con il tentativo di riforma costituzionale naufragato il 4 dicembre del 2016. Sebbene in forme diverse rispetto al passato. Mentre, infatti, in precedenza si è puntato sulla supremazia dello Stato e dell’interesse nazionale come grimaldelli per ridimensionare il ruolo dei capoluoghi di regione, oggi, invece, si ridisegnano gli equilibri sanciti dalla normativa ambientale in vigore dal 2006. Gli effetti sono pressoché identici: Roma diventa il centro decisionale per una miriade di progetti.

Per cominciare, come già anticipato da Sardiniapost lo scorso 12 agosto , con le nuove norme finisce al ministero dell’Ambiente il procedimento di valutazione dei diversi progetti di metanodotto presentati la scorsa primavera alla Regione dalla Società Gasdotti Italia e dalla Snam. Ma non solo. Varcano il Tirreno anche i depositi di stoccaggio di gas naturale  liquefatto (gnl) con capacità complessiva di 20.000 mc. E se è vero che i depositi finora autorizzati o in fase di autorizzazione non superano i 10.000 mc, bisogna pur sempre aspettare le mosse dell’Eni a Porto Torres. Mentre il deposito costiero della Is Gas al Porto Canale di Cagliari (dov’è previsto anche un rigassificatore, in fase di valutazione presso il dicastero di via Arenula prima dell’emanazione delle nuove norme) supera già la soglia per una capacità di stoccaggio pari a 22.000 mc di gnl. Insomma, comunque la si voglia mettere, è del tutto chiaro che Roma giocherà un ruolo cruciale rispetto alla metanizzazione dell’Isola.

Gli effetti delle nuove norme non si fermano, tuttavia, a gasdotti e depositi costieri di GNL. All’interno della lista di interventi la cui valutazione viene sottratta alle regioni e attribuita allo Stato spiccano, infatti, le trivellazioni. Infatti, mentre le vecchie norme si limitavano ad attribuire allo Stato la competenza sulla Via delle trivellazioni off-shore, la nuova legge aggiunge le perforazioni sulla terraferma. Più nello specifico, lo Stato interverrà sulle perforazione dei pozzi (in terraferma e in mare) e sulla coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi per un quantitativo estratto superiore a 500 tonnellate al giorno per il petrolio e a 500.000 m3 al giorno per il gas naturale. Roma potrebbe allora avere un ruolo nelle fasi successive (qualora ce ne dovessero essere) del permesso minerario per idrocarburi liquidi e gassosi Igia della Saras che si estende per 18.700 ettari tra il Cagliaritano e il Medio Campidano, finora rimasto dormiente (ma nel febbraio 2015  la società petrolifera ha richiesto la proroga dell’autorizzazione).

Altra novità, il ministero dell’Ambiente sarà l’autorità competente anche per gli impianti eolici per la produzione di energia elettrica sulla terraferma con potenza complessiva superiore a 30 MW.

Dulcis in fundo, le novità riguardano anche gli impianti termici per la produzione di energia elettrica con potenza termica superiore a 50 Mw e 150 Mw. Nel primo caso verrà attivata la verifica di assoggettabilità a valutazione d’impatto ambientale, nel secondo, invece, la V.i.a tout court. Ad aprire  i procedimenti sarà proprio il ministero dell’Ambiente. Prima, invece, questo tipo di verifiche venivano realizzate dalla Regione. Queste nuove norme potrebbero riguardare da vicino la nuova centrale dell’Eurallumina (che ha una potenza termica di 285 Mw). Infatti, sebbene oggi lavori ad un’opzione alternativa alla nuova centrale (il vapordotto di collegamento alla centrale Enel), non ha ancora formalmente fatto un passo indietro rispetto alla possibilità di bruciare carbone nel Sulcis (che pare, in ogni caso, ancora destinato a bruciare il fossile). Insomma, in linea teorica sembra esistere anche questa possibilità. Ma è presto per dirlo.

Tra la nuova legge e il Sulcis è possibile, inoltre, scorgere un altro collegamento che va sotto il nome di Carbon capture storage (CCS), vale a dire il progetto in fieri di stoccare la Co2 prodotta dagli impianti sulcitani (a tal proposito, in passato, si era anche parlato di una nuova centrale a carbone) nelle gallerie minerarie dismesse tra Carbonia, San Giovanni Suergiu e Matzaccara. Il progetto Monte Ulmus della Sotacarbo, la cui prima fase di interventi è già stata approvata dalla Regione, punta proprio a valutare questa possibilità. Tutti gli anni, l’ente di ricerca compartecipato da Regione ed Enea dà vita a una Summer school sulla tecnologia. Anche su questi progetti – la cui validità deve ancora essere dimostrata – lo Stato amplia le proprie competenze.

Non è ancora chiaro come le nuove norme si concilieranno con lo Statuto. Ad esempio, la Sardegna ha una competenza autonoma sulle trivellazioni in terra ferma. Vale a dire che può decidere se accogliere o meno interventi di questo tipo sul proprio territorio. Ad esempio, per il famoso Progetto Eleonora della Saras si è seguito proprio questo schema. Al tempo, anche le competenze relative alle verifiche ambientali erano in capo a Cagliari, ma le nuove leggi ribaltano il tavolo su cui comitati, Regione e Saras hanno giocato fino alla sentenza del Consiglio di Stato. Insomma, dalla Regione potrebbe continuare a dipendere il permesso minerario, ma sarà il ministero dell’Ambiente a valutare l’impatto ambientale dell’intervento.

Ad evidenziare la fase di confusione generata dalle nuove norme è la stessa Regione, che in una nota pubblicata sul sito SardegnaAmbiente scrive: “Con l’entrata in vigore del nuovo decreto, la deliberazione della Giunta Regionale relativa alle direttive per lo svolgimento delle procedure di valutazione ambientale è da ritenersi non più applicabile per la parte relativa alla VIA è da ritenersi non più applicabile quando in contrasto con le  disposizioni del decreto 104/2017″.

Contro le norme varate lo scorso giugno la Regione può ancora presentare ricorso alla Corte Costituzionale, ma finora si è limitata ad impacchettare le carte relative ai nuovi progetti di metanodotto e spedirle a Roma.

Piero Loi

@piero_loi

LEGGI ANCHE: Legge impatto ambientale contraddice norme europee, Grig presenta ricorso

Diventa anche tu sostenitore di SardiniaPost.it

Care lettrici e cari lettori,
Sardinia Post è sempre stato un giornale gratuito. E lo sarà anche in futuro. Non smetteremo di raccontare quello che gli altri non dicono e non scrivono. E lo faremo sempre sette giorni su sette, nella maniera più accurata possibile. Oggi più che mai il vostro supporto è prezioso per garantire un giornalismo di qualità, di inchiesta e di denuncia. Un giornalismo libero da censure.

Per ricevere gli aggiornamenti di Sardiniapost nella tua casella di posta inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

Related Posts
Total
0
Share