Santa Gilla e Macchiareddu inquinati. L’Arpas minimizza, ma ecco i dati

La laguna di Santa Gilla e l’agglomerato industriale di Macchiareddu sono inquinati. E non da oggi. La prova è scritta negli stessi dati dell’Arpas, l’Agenzia regionale per l’ambiente che la scorsa settimana ha diffuso una nota stampa a chiusura del primo monitoraggio straordinario deciso dal presidente Francesco Pigliaru dopo l’inchiesta Fluorsid (a sollecitare i controlli erano stati anche i sindaci di Cagliari, Assemini ed Elmas). L’Arpas, attraverso il direttore Alessandro Sanna, ha parlato di “presenza di inquinanti complessivamente invariata” rispetto agli ultimi anni. Ma ciò non significa che sia tutto a posto. Anzi. I dettagli sul monitoraggio, spiegati dall’assessorato regionale all’Ambiente da cui l’Arpas dipende, evidenziano a Santa Gilla la presenza di mercurio, cadmio e zinco oltre la norma e a Macchiareddu un’emergenza tricloroetilene (la comune trielina).

Nella scheda tecnica degli uffici dell’Ambiente si legge in premessa: “I risultati indicano una generale complessiva invarianza della presenza degli inquinanti nelle matrici ambientali nell’area di Macchiareddu e Santa Gilla”. In particolare: per quanto riguarda la laguna, “in relazione alle campionature del monitoraggio straordinario di maggio 2017, effettuate nelle ventiquattro stazioni di Santa Gilla, si registra un lieve superamento per il mercurio”, pari “a 0,019 microgrammi per litro rispetto al valore obiettivo di 0,010”. E ancora: “la soglia di contaminazione è stata superata anche su piombo (sette stazioni su ventiquattro) e zinco (nove su ventiquattro)”, sebbene non siano specificati i dati. Si sottolinea che “i dati 2017 sono in leggero decremento rispetto al 2006”.

Altra cosa sono le responsabilità penali della Fluorsid, in merito al disastro ambientale di cui sono accusati quattro dirigenti della Fluorsid, finiti in carcere lo scorso maggio anche con l’accusa di associazione a delinquere (qui tutti i nomi). Sul punto dalla Regione hanno scritto: “Le aree oggetto di sequestro dovranno essere indagate caso per caso con piani di caratterizzazione specifici finalizzati alla verifica delle situazioni puntuali. Se poi si sono svolte le attività di inquinamento, oggetto di inchiesta, per ora non si rileva la modificazione delle matrici ambientali”. In buona sostanza, l’attività industriale della Fluorsid non ha peggiorato le condizioni della laguna, stando alla ricostruzione dell’Arpas. Ma “si tratta”pur sempre “di un sito inquinato di interesse nazionale”, è scritto ancora nella nota della Regione.

L’aspetto positivo su Santa Gilla è che viene esclusa “la presenza di fluoruri in  concentrazioni superiori ai limiti normativi nelle acque (decreto ministeriale 260/2010) e nei sedimenti (decreto legislativo 152/2006). E si tratta di analisi su cui “non si hanno dati storici di confronto, in quanto i fluoruri non sono inclusi nel set analitico previsto dalla direttiva comunitaria 2000/60″applicata appunto sino a sette anni fa. Dalla Regione valutano con ottimismo anche il fatto che rispetto al 2015 “non sono state registrate concentrazioni di cadmio superiori agli standard di qualità ambientale”.

Quanto all‘area industriale di Macchiereddu, sotto la lente sono finite le acquee sotterranee. E nemmeno qui va tutto bene. Nella scheda della Regione è scritto: “Mostrano in generale presenza di contaminanti in concentrazioni superiori alla soglia fissata dal decreto legislativo 152 del 2006 (tabella 2) per numerosi parametri. In particolare: fluoruri, solfati, metalli e composti organici. Il monitoraggio effettuato dall’Arpas dal 2011 ad oggi non evidenzia tendenze significative generali in miglioramento o in peggioramento del quadro complessivo”. Quindi il passaggio sul monitoraggio 2017: “Le attività effettuate sono in linea con gli anni precedenti, anche se possono essere presenti variazioni di singoli parametri in aree specifiche”. I campionamenti di maggio hanno riguardato “i fluoruri, che entrano nel ciclo produttivo Fluorsid”, più “alcuni metalli, scelti tra i più significativi come l’arsenico e il cadmio” e ancora “un composto organico, il tricloroetilene, considerato tra gli inquinanti organici più rappresentativi, anche se non in relazione con la Fluorsid”.

Questi i risultati: “Nell’area vasta di Macchiareddu le concentrazioni di fluoruri mostrano un andamento stabile, mentre nell’area Fluorsid si osserva un decremento a partire dal monitoraggio del 2012″. Ancora: “Nel 2013 è stata attivata la messa in sicurezza di emergenza delle acque sotterranee nel sito Fluorsid. In particolare, nella stazione 578 (lungo la dorsale consortile), dove nel primo semestre del 2012 erano stati rilevati 1.280 milligrammi per litro, il valore del 2017 è a 365 milligrammi per litro”. Su arsenico e cadmio “non si evidenziano a scala generale tendenze di rilievo”, è scritto ancora nel comunicato della Regione.

A Macchiareddu esiste invece un’emergenza trielina, indicata appunto come un potente inquinante dallo stesso assessorato all’Ambiente. Dalla Regione hanno scritto: “Negli ultimi anni si rileva un incremento della concentrazione di tricloroetilene nell’area Syndial e nella stazione 584. Tale incremento non trova però riscontro in area Fluorsid, dove, nel 2016 e nel 2017, le concentrazioni sono sotto il limite di rilevabilità”. Il tricloroetiline, infatti, non rientra nel ciclo produttivo dell’azienda di Tommaso Giulini. E quindi il risultato era prevedibile.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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