Domenico Scanu, il presidente di Isde Sardegna, l’associazione che raccoglie i medici per l’ambiente, ha pubblicato sul proprio profilo Facebook i risultati di uno studio “datato 2018 ma sempre attuale) che riguarda la costruzione del nuovo inceneritore a Tossilo, la zona industriale di Macomer.
La ricerca si aggiunge al rapporto dedicato al Sulcis con un nuovo allarme inquinamento che si traduce in “eccesso di mortalità e demenza“. Su Tossilo, Scanu porta numeri e fa un ragionamento semplice: la Sardegna è sempre più virtuosa nella raccolta differenziata, quindi non si capisce cosa si debba bruciare nel nuovo inceneritore di Macomer se la frazione secca continua a diminuire.
Stando a quanto ricostruito da Isde e come rilancia lo stesso presidente, per ora l’unico effetto che avrà il nuovo impianto di Tossilo sarà “un peggioramento della qualità dell’aria per alcuni parametri come i nitrossidi di azoto e zolfo, con un un incremento superiore al 10 per cento”; parallelamente sono destinate a crescere anche le Pm10, le polveri sottili, pari a un aumento stimato in 0,11 microgrammi per metro cubo”. E questo “in aggiunta al valore di base, già molto elevato di 47,7 che dovrebbe collocare Macomer tra le zone da risanare e da sottoporre a ulteriore aggravio”.
Non è finita: sempre stando allo studio pubblicato da Scanu e relativo a un’indagine scientifica realizzata da Isde, “il carico di diossine/furani aumenterà del 13 per cento e tenendo conto che questi valori vanno ad accumulo anno per anno (la emivita della diossina è di circa due decadi), dobbiamo prevedere una ulteriore fonte di carico tossico corporeo, per il 95 per cento con ricadute sul sistema gastrointestinale e per il 5 su quello respiratorio”. Ciò è determinato dal fatto che un maggior inquinamento dell’aria e dell’acqua contamina latte, formaggi e ortofrutta. Dall’Isde precisano che “i numeri si riferiscono alle osservazioni prodotte da Isde nell’ottobre del 2014 e allora inviate allo Sva, il Servizoi di valutazioni impatti e incidenze ambientali”.
Oltre le proiezioni numeriche, Isde e Scanu analizzano il nuovo inceneritore di Tossilo guardando anche alle contraddizioni nella gestione dei rifiuti: la Sardegna è considerata una terra ‘riciclona’, quindi non si capisce dove verranno presi quelle 60mila tonnellate annui di frazione secca da incenerire, se continua ad aumentare la raccolta differenziata e quindi le quantità di spazzatura che vanno incenerite. “Con una sempre maggiore difficoltà a reperire rifiuto indifferenziato”, non si capisce la logica di Tossilo. La domanda di Isde riassume bene il paradosso della politica ambientale, nazionale, regionale e locale: “Come si possono prevedere contributi agli inceneritori, pari ogni anno ad oltre 500 milioni di euro, e poi contemporaneamente chiedere ai cittadini di ridurre i rifiuti non riciclabili?”.