Il Grig contro il cemento sulle coste: “Sfruttare case sfitte e albergo diffuso”

La revisione del Ppr, annunciata dal presidente della Regione, Christian Solinas, è destinata a riaccendere il dibattito attorno alla legge Urbanistica, rimasta incompiuta nella legislatura appena conclusa. A sollevare i primi dubbi sono gli esponenti del Gruppo di intervento giuridico (Grig) che contrastano la tesi sulla necessità degli ampliamenti volumetrici con i numeri delle strutture turistiche.

In Sardegna, la presenza negli alberghi è del 22 per cento mentre in quelle extra-alberghiere la percentuale è del 9,1 per cento. Numeri che risentono della stagionalità dei flussi turistici, soprattutto se la meta, come nel caso dell’Isola, si caratterizza in larga parte per il turismo balneare. Infatti, le strutture vengono utilizzate per il 54 per cento nel mese di agosto e solamente per l’1 per cento nei mesi di gennaio e di dicembre, motivo per cui cui il presidente del Grig, Stefano Deliperi, sostiene che la strada da seguire è puntare sulla rivitalizzazione dei borghi semi abbandonati. Un recente studio della Cna ha evidenziato che in Sardegna sono 261.120 le abitazioni vuote che corrispondono al 28,2 per cento del patrimonio edilizio complessivo che necessita una riflessione in chiave turistica e nel contrasto al consumo del suolo. L’offerta ricettiva della Sardegna, secondo Deliperi, dovrebbe puntare sulla “creazione di alberghi diffusi, alberghi residenziali e b&b, concepiti come sistema a rete a gestione centralizzata delle prenotazioni e dei servizi accessori.

A supporto di questa nuova tendenza turistica ci sono i dati che parlano di un potenziale isolano notevole e che mettono gli alberghi diffusi e quelli residenziali tra le soluzioni preferite dai turisti. “Nel 2018 i 14 alberghi diffusi e gli 80 alberghi residenziali, con una offerta complessiva di 14.278 posti letto (l’1,5 per cento delle strutture e il 6,5 per cento dei posti letto), hanno infatti accolto 192.756 arrivi e 1.182.513 presenze, pari rispettivamente all’8,1 per cento degli arrivi e l’11 per cento delle presenze complessivamente registrate in regione”. Secondo l’esponente del Grig, dunque, la Sardegna dovrebbe puntare su un modello di offerta ricettiva sempre più diffusa in Italia e in Europa e che in Sardegna è stato riconosciuto in modo formale con una specifica normativa del 1998. L’opportunità per i turisti è vivere un’esperienza in un autentico borgo storico o in un piccolo nucleo rurale, “alloggiando in case e camere che distano non oltre 200 metri dal cuore dell’albergo diffuso, dove è situata la reception, gli ambienti comuni, l’area ristoro e tutti gli altri servizi che contraddistinguono l’ospitalità alberghiera”.

[Nella foto Cala Giunco a Villasimius]

 

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