Eolico nell’Isola, l’offerta pezzente delle multinazionali per portare via le terre ai sardi

Alessandra Carta

“A uno dei nostri cittadini hanno offerto 12.000 euro all’anno, per vent’anni, per l’affitto della sua terra. Ha rifiutato”. Lo fa sapere su Facebook il sindaco di Villanovaforru, Maurizio Onnis, che a maggio ha ricevuto dal ministero per la Transizione ecologica il secondo avviso per la realizzazione di altrettanti parchi eolici, a cui l’Amministrazione si sta opponendo.

Villanovaforru vale un pezzo della zona geografica della Marmilla, lì dove Roma ha autorizzato sette aerogeneratori che nel Sud Sardegna toccheranno anche i Comuni di Sardara, Sanluri e Furtei. La srl che propone l’investimento si chiama Engie Trexenta, i megawatt da realizzare saranno 42. L’altro progetto ha la firma della Asja serra srl: stavolta la potenza autorizzata è pari a 55,8 megawatt. Le pale devono ricadere negli stessi Comuni di Villanovaforru, Sardara e Sanluri più Lunamatrona.

Onnis è da maggio che sta organizzando, con assemblee pubbliche, il blocco all’avanzata delle multinazionali del vento. “Perché siamo alla predazione pura e il padrone bianco fa quel che vuole”, ha scritto un mese fa, quando ha chiamato a raccolta i cittadini. Da allora gli uffici del Comune sono sempre aperti per “fermare il sopruso degli espropri”.

L’offerta pezzente dei 12mila euro all’anno, a fronte di un business milionario, è la sintesi della protesta. Il sindaco ha pubblicato la proposta proprio per mettere in luce l’aria che tira. La discrasia tra il valore economico di progetti, che passano sopra la testa della Regione e dei sardi, e le briciole del business proposte ai proprietari locali delle terre. Onnis non si stanca di ripeterlo e sempre su Facebook ha fatto notare: “Il ragionamento è: terra uguale, valore non negoziabile. Soprattutto non a vantaggio di sconosciuti, di gente piovuta dal cielo, di chi vuole farci robe che non c’entrano con la storia e le usanze di qua”.

Non manca un richiamo ai colleghi degli altri Comuni, chiamati entro il 17 giugno a depositare le osservazioni ai progetti, ovvero gli atti di opposizione. Onnis scrive ancora: “Alcune sono troppo leggere, prive di qualsiasi riferimento normativo o rilievo tecnico. Fatte da chi crede che sia uno sforzo inutile e non vuole perderci troppo tempo. Mi spiace tanto, perché proprio le osservazioni sono la prima zeppa da infilare nel meccanismo. Il clima giusto, il clima necessario a resistere, va costruito con pazienza e tenacia. In paese e negli uffici. Coraggio. Serve ben altro mordente”.

[Foto d’archivio]

Alessandra Carta

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