Al Poetto di Cagliari un mare di abusi, al Lido del Finanziere arrivano le ruspe

Da un lato la battigia, dall’altro il compendio naturalistico di Molentargius-Saline. E in mezzo un bel po’ di abusi edilizi scoperti quasi per caso. O meglio, spuntati quando la Regione ha stanziato 570mila euro per i lavori di manutenzione straordinaria del Lido del Finanziere, nel lungomare Poetto di Cagliari. Sulla carta, si parla di un centro di addestramento e stabilimento balneare per i finanzieri, i parenti e gli amici. Tra le opere prive di autorizzazione, oltre a verande sul mare, cabine e muri di recinzione, ci sono pure due fosse settiche, di cui “una in calcestruzzo”. A documentare il tutto, i numerosi atti ottenuti grazie ad un accesso civico dal senatore del Movimento 5 Stelle Roberto Cotti.

La lunga lista degli abusi

La lista degli abusi realizzati in difformità rispetto al progetto originale, che risale al 1973, è a dir poco nutrita e l’hanno compilata i tecnici della Provincia – incaricata dalla Regione di sovrintendere ai lavori – quando hanno effettuato i primi sopralluoghi nella fase del progetto preliminare relativo alla manutenzione straordinaria. Sono abusivi, come riportano i documenti: tutti i camminamenti costruiti sulla spiaggia, con massetto in calcestruzzo con spessore fino a 15 centimetri, lunghi 287 metri e larghi 1 metro; la veranda fronte mare di 157 metri quadri, pavimentata e recintata con muretti parapetto sopra un basamento in calcestruzzo, sulla quale è poi stato posizionato un gazebo; due muri di recinzione interni, per una lunghezza di 37 metri; la tettoia antistante l’ingresso principale fronte strada; un vano tecnico per l’alloggiamento della riserva idrica. Infine, dieci cabine e le due fosse settiche: tutto rimosso dopo un’ordinanza di demolizione, l’arrivo delle ruspe e il conferimento in discarica di oltre 120mila litri di materiale. Ripristinato lo stato dei luoghi, si parte con la manutenzione.

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Cemento libero in una delle zone più tutelate dell’Isola

“Benché tutelata al massimo grado con vincolo paesaggistico e di conservazione integrale – denucia Cotti – nonostante studi scientifici abbiano dimostrato una precisa correlazione tra il fenomeno dell’erosione e la cospicua costruzione negli anni di stabilimenti balneari in muratura, il Poetto è  rimasto nuovamente vittima di aggressione ambientale, con realizzazione di impattanti opere edilizie difformi dalle prescrizioni progettuali autorizzate”.

Il dilemma: perché paga la Regione?

Documenti alla mano, Cotti ha presentato un’interrogazione parlamentare al ministero dell’Economia e delle Finanze per sapere “quali provvedimenti siano stati intrapresi nei confronti degli autori degli abusi edilizi, anche perché non si comprende come mai siano state utilizzate risorse pubbliche del bilancio regionale per gli interventi di natura manutentiva e di demolizione degli abusi edilizi, in aree peraltro sottratte al demanio regionale. Verranno recuperate le somme impiegate per la demolizione degli abusi edilizi, ponendole a carico degli autori degli stessi? E si possono escludere ulteriori casi di abusi edilizi  nei restanti sette stabilimenti balneari riservati esclusivamente agli appartenenti al corpo di Polizia di Stato, Vigili del fuoco, Aeronautica, Esercito, Carabinieri, Marina militare (ufficiali e sottufficiali), ai loro familiari e ospiti? Ma soprattutto – conclude Cotti – ho chiesto anche ai ministri dell’Interno, della Difesa e dell’Ambiente, quali siano le ragioni della permanenza di queste strutture (di oltre 100.000 metri quadri complessivi), che privano tutti i semplici cittadini dell’utilizzo collettivo di un bene pubblico, tanto da apparire come privilegio anacronistico. Forse sarebbe il caso di restituire la spiaggia alla libera fruizione, liberandola da un così notevole impatto sull’arenile, che favorisce il fenomeno dell’erosione”.

Pablo Sole

sole@sardiniapost.it

 

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