(M. S.)
Ha resistito per secoli, lottato contro le intemperie, assistito ai cambiamenti della campagna circostante, ma non ha potuto sopravvivere alla violenza del fuoco. L’olivastro millenario di ‘Sa Tanca Manna’ a Cuglieri, nonostante le cure ricevute subito dopo l’incendio che l’estate scorsa ha devastato il Montiferru, non dà segnali di ripresa.
Le impalcature, messe per proteggere la pianta sono state rimosse nei giorni scorsi e restituite ai proprietari di Samugheo che le avevano offerte per salvare uno degli alberi più longevi della Sardegna. Una presa d’atto che fa male, perché ancora una volta testimonia quando il fuoco e gli incendi siano una piaga dell’Isola, sia per quanto riguarda il patrimonio ambientale sia per quello economico.
A constatare la situazione è stato Gianluigi Bacchetta, direttore dell’Orto Botanico di Cagliari e professore dell’Università del capoluogo, che fa parte del comitato scientifico dell’associazione Montiferru: “È chiaramente pensabile che la ceppaia colpita dal rogo, con il fuoco che ha continuato a propagarsi sotterraneamente per due giorni negli apparati radicali, sia stata radicalmente compromessa”.
Esiste, però, una possibilità di intervenire perché laddove la natura si è dovuta arrendere così potrebbe non essere per la scienza. A dare una possibilità di avere una pianta figlia da lasciare ai chi (si spera) la proteggerà nei prossimi secoli è la Banca del Germoplasma della Sardegna, ossia una struttura dell’Orto botanico di Cagliari in cui sono conservate le specie autoctone della flora sarda e varietà di piante come viti, olivi, susini, peri, meli e altre ancora che rappresentano il patrimonio di diversità frutticola isolana.
” Nei nostri laboratori – spiega Bacchetta – si conservano anche tutti gli ‘archeosemi’, ritrovati negli anni, attraverso cui possiamo capire da dove viene tutto ciò che abbiamo modificato e coltivato in Sardegna. La Banca mette quindi a disposizione tali semi per recuperare quanto in Sardegna è a rischio estinzione o quanto si è già estinto a causa, per esempio, degli incendi”. Per non disperdere il patrimonio sono cominciati i test di germinazione e creare una pianta discendente, senza però asportare i materiali che ci sono come monito così “avremo un domani memoria di quello che è avvenuto così da ricordare la grande distruzione subita da tutti gli olivicoltori del territorio”, ha sottolineato il presidente dell’associazione Montiferru, Pier Paolo Arca.
Gli strascichi della devastazione ancora si fanno sentire perché tante aziende sono impegnate a ricostruire quello che le fiamme hanno distrutto. Anni di lavoro andati letteralmente in fumo. Se le aziende hanno bisogno di aiuto e grande sforzo per riprendersi, le campagne sarde hanno necessità di tutela e di protezione per evitare che la terra bruciata sia una delle poche testimonianze da lasciare alle generazioni future.