Fascino e magia del circo per una favola crudele intessuta d’amore e disincanto: sbarca nell’Isola “Il padiglione delle meraviglie” di Ettore Petrolini nel cartellone della Stagione di Prosa 2013-14 del CeDAC.
La pièce – che regala un intrigante affresco della vita sotto il tendone, tra le baracche, il sudore e la polvere, dopo aver debuttato giovedì al Teatro Comunale Nelson Mandela di Santa Teresa Gallura, sarà in scena venerdì 7 marzo alle 21 al Teatro Garau di Oristano e infine sabato 8 marzo alle 21 al Teatro Tonio Dei di Lanusei.
Sotto i riflettori un’attrice intelligente e versatile come Manuela Kustermann, icona dell’avanguardia e del teatro di ricerca italiano, nel ruolo di Elvira, la femme fatale al centro del gioco delle passioni, misteriosa e conturbante sirena tra le attrazioni di un moderno freak show ma anche donna indipendente e libera; e l’attore e regista Massimo Verdastro, artista interessante e originale, figura di spicco della scena contemporanea che firma regia e drammaturgia dello spettacolo (quest’ultima a quattro mani con il poeta Elio Pecora), nel ruolo di Tiberio, l’imbonitore, incantatore di folle, abbandonato dall’amata. Completano il cast Gloria Liberati, Luigi Pisani, Giuseppe Sangiorgi, Emanuele Carucci Viterbi e Chiara Lucisano; scene e costumi sono di Stefania Battaglia, le luci di Valerio Geroldi e il sound design di Mauro Lupone. Lo spettacolo va in scena nell’allestimento di TSI La Fabbrica dell’Attore/ Teatro Vascello, in collaborazione con Compagnia Massimo Verdastro.
“Il padiglione delle meraviglie” mostra la vita quotidiana della gente del circo, e in particolare il microcosmo formato da Lalli e dalla moglie Zenaide, e da un gruppo di artisti (Amalù il selvaggio, Elvira la sirena, Tiberio e il lottatore Tigre) in un intrecciarsi di trucchi ed effetti speciali, intimi sentimenti e istinti primordiali nel contrasto tra l’eccitazione e lo stupore del pubblico e una realtà fatta di solitudine, miseria e disincanto. L’avventurosa esistenza tra lustrini e rulli di tamburi, esibizioni e applausi svela il suo volto più amaro, in cui fatica e ordinaria precarietà, lotta per la sopravvivenza e emarginazione fanno da pendant a brevi successi e fugaci momenti di gloria, e anche di fronte al dolore e alla tragedia vale l’imperativo the show must go on.
Arte e vita a confronto: l’immaginario circense – popolato di strane e fantastiche creature, uomini forzuti e donne barbute – si scontra con una realtà molto più dura, tra le difficoltà e le incertezze di un’esistenza nomade, in giro per fiere e piazze, di paese in paese e di città in città, e la necessità di attirare gli spettatori ogni sera in numero sufficiente per poter sbarcare il lunario. Mille strade e mille storie diverse s’incontrano nel “Padiglione delle Meraviglie”, dando vita a uno spettacolo che racconta lo spirito di quel mondo, una sorta di famiglia allargata, in continuo movimento: un ménage fatto di riti quotidiani, di preparazione dei vari numeri, di aspettative e delusioni, di imprevisti e appuntamenti con il destino. D’estate e d’inverno, con il freddo e con la calura, gli artisti girovaghi danno prova del proprio talento e della propria bravura per regalare a folle di sconosciuti l’emozione e il dubbio, l’incanto e lo stupore davanti all’ibrida bellezza di una donna-pesce e alla suggestione del magnetismo, all’esotismo di popoli selvaggi e remoti e alla potenza muscolare di un novello Ercole, che piega l’acciaio e combatte vittorioso contro i suoi avversari. Visioni straordinarie e personaggi incredibili, in una galleria di “mostri” da baraccone che incuriosisce e rassicura il pubblico sulla sua “normalità”; dietro i richiami dell’imbonitore e i sorrisi e il “canto” di una sirena, i piccoli prodigi delle (pseudo)scienze e le virtù acrobatiche si cela un universo parallelo, un fragile equilibrio in cui bruciano ardenti passioni.
La poesia del circo e l’animazione delle fiere rivivono nel “Padiglione delle Meraviglie”: tra le righe affiorano i dettagli di una trama che rimanda ai “Pagliacci” di Ruggero Leoncavallo – sia pure con esito diverso – e le atmosfere de “La strada” di Federico Fellini. Tiberio – l’imbonitore del carrozzone – ancora innamorato di Elvira, sfida il rivale Tigre in una lotta impari dall’esito (im)prevedibile: un gesto che infrange l’invisibile parete tra il mondo della finzione, la facciata creata ad arte per sedurre ingannare i sensi e la verità dei sentimenti, mescolando il piano dell’invenzione e quello della realtà.
Ferocia e brutalità ma anche dolcezza e rimpianto formano l’ammaliante alchimia di uno spettacolo ispirato ai trascorsi giovanili dello stesso Ettore Petrolini, “sirena” tra le baracche di piazza Guglielmo Pepe a Roma. Tranches de vie a metà tra realtà e sogno, drammi privati e pubbliche fantasmagorie, in un ritratto di un’altra Italia, ingenua e popolare, di una civiltà ancora capace di lasciarsi conquistare dal disperato inganno di un freak.
Per informazioni: cedac@cedacsardegna.it, www.cedacsardegna.it