Il Carnevale e le buone vibrazioni sono il marchio di fabbrica dell’edizione 2013 del Medio Jamaicano, festival di musica e cultura reggae che arriva alla quarta edizione globale e alla sua seconda edizione nella suggestiva cornice delle terme romane di Fordongianus.
Questa edizione si svolgerà dal 26 al 28 luglio proponendo come prima novità il carnevale estivo, versione anticipata del noto Carnevale Jamaicano, che si svolge durante l’ultimo week-end di agosto a Londra. Carri allegorici, musica reggae, giocolieri e mangiafuoco prenderanno possesso delle strade del paese oristanese domenica 28 luglio.
Nelle varie serate si alterneranno alcune tra le band sarde e i cantanti dell’isola più conosciuti (Zaman, Train To Roots, Arrokibi Roots, Sista Namely, Kayaman, King Textone) ed esponenti del reggae oltreconfine (Turbulence, Warrior King, Trojan Sound Mc’s). Ma ci saranno anche capisaldi della scena nazionale come gli Africa Unite, che tornano nell’isola ad un anno dall’ultima esibizione. A questo proposito Madaski, tastierista e cantante della band torinese, presenta il loro arrivo e alcuni progetti messi in piedi in questi mesi.
Sabato sarete dal vivo in Sardegna per il Mediojamaicano. Com’è ritornare nell’isola e qual è il vostro rapporto con i fan sardi? Avete qualche aneddoto di quanto capitato gli scorsi anni?
Madaski: Ci fa sempre molto piacere suonare in Sardegna, c’è sempre un calore ed un entusiasmo davvero particolare ed un’ottima partecipazione, sono una frana per gli aneddoti, ci vorrebbe Cato, la memoria storica della band…
Ritornate sulle scene col “Babilonia e poesia tour”. Di cosa si tratta e come mai avete scelto, dopo vent’anni, di riprendere in mano quel disco e gli stessi strumenti di allora?
E’ una emozione molto grande salire sul palco con gli amici e compagni di tante avventure, Babilonia e Poesia, nel 1993 fu uno dei tour più lunghi mai fatti, con più di 100 date. Abbiamo scelto di essere molto rigorosi e di fare i pezzi nelle stesse versioni, possibilmente con gli stessi suoni, ma soprattutto con lo stesso entusiasmo. Il tour era nato come un ”one shot” primaverile e si è trasformato in un tour estivo piuttosto impegnativo: ne siamo molto contenti.
Come ha reagito il pubblico? Hanno apprezzato questa riproposizione oppure avete avuto a che fare con fan dell’ultima ora che avrebbe preferito che voi guardaste avanti?
Ci sembra che i nostri fan abbiano reagito molto bene, apprezzando un repertorio ed un sound che, molti di essi, essendo troppo giovani, non avevano mai avuto occasione di vedere dal vivo.
Com’è stato ritrovarsi a suonare con Max Casacci, con qualche capello bianco e qualche anno in più ma anche molta più esperienza?
Esperienza che naturalmente abbiamo maturato tutti, specialmente nei rapporti interpersonali, è bello suonare con così tanto entusiasmo, mi ripeto, ma questa è la caratteristica imprescindibile del tour.
Il vostro precedente disco si intitolava “Roots”. Si può dire che anche con questo tour gli Africa Unite stiano andando a ripescare le proprie radici musicali?
In un certo senso si, ma questo concerto è soprattutto pieno di emotività,è una storia di affetti e di sensazioni,con una bella colonna sonora che si snoda tra Babilonia e Poesia ed Un Sole che Brucia.
Poco tempo fa è uscita anche la vostra biografia “Trent’anni in Levare: Storia della storia di Africa Unite”, scritto da te e Bunna. Com’è vivere in levare per trent’anni e portare avanti uno stile musicale universale?
Lo stile degli Africa Unite è partito dall’amore per il reggae e, molto spesso, si è trasformato in qualcosa di diverso, molto italiano, a volte più sperimentale ,a volte decisamente legato alle radici del ritmo in levare. La nostra speranza è quella di aver creato un sound il più possibile personale e riconoscibile,una ricerca durata trent’anni che non è certo terminata.
I fan sardi cosa avranno occasione di vedere/ascoltare durante il vostro set al Mediojamaicano? Cosa si devono aspettare?
Il nostro set ha in repertorio i brani di “Babilonia e Poesia” e “Un sole che brucia”, ma a volte andiamo ancora a ritroso con alcune chicche da “People Pie” e qualche ‘brano particolare che suonavamo in quei tempi. La formazione è quella originale e , oltre a me, Bunna e PapaNico, ci saranno Max Casacci, the angelo Parpaglione, Cato Senatore e Drummy Sir Jo. Per l’intrattenimento mancano solo i fuochi artificiali…
Come vedi la scena reggae attuale in Italia? Quali sono le band che ti piacciono, e quali quelle sarde che stanno facendo meglio secondo il tuo punto di vista?
Penso che manchi un po’ di originalità, sebbene il livello tecnico delle band si sia alzato molto, si scimmiotti un po’ troppo il modellio jamaicano. Un po’ più di ”italianità” e di ricerca sui contenuti dei testi mi farebbe molto piacere.
Simone Spada