Fabio Marceddu porta in scena “Il vicino” di Milena Agus a Oristano e Arzachena

I mille volti di una città – i suoi angoli nascosti, la sua luce cangiante, il respiro del mare – compongono lo scenario de “Il vicino” di Milena Agus, in un intrecciarsi di vite e solitudini diverse, in cui fragilità e forza si scambiano i ruoli e trionfano gentilezza e bontà: quasi una moderna favola, che restituisce la speranza nei piccoli miracoli quotidiani e il piacere di sognare a occhi aperti, per vincere la maliconia.

Quell’umanità variegata descritta fra le righe approda sul palcoscenico con l’originale mise en scène de “Il vicino” firmata Teatro dallarmadio – in tournée nell’Isola sotto le insegne del CeDAC, per la Stagione di Prosa 2013-14, nell’ambito del XXXIV Circuito Teatrale Regionale Sardo: la pièce con drammaturgia e regia di Fabio Marceddu, anche istrionico protagonista sotto i riflettori, sarà in cartellone venerdì 7 febbraio alle 21 al Teatro Garau di Oristano e sabato 8 febbraio sempre alle 21 all’Auditorium Comunale di Arzachena.

Se nel volume (edito da Tiligù nella collana Passi di formica) le illustrazioni hanno la cifra inconfondibile di Giorgio Podda, sul palco Fabio Marceddu presta corpo e voce ai diversi personaggi, evocandone con pochi sapienti tratti il carattere, gli atteggiamenti e perfino la psicologia, in un raffinato gioco teatrale che si fa quasi virtuosistico nei dialoghi. La rigorosa partitura – impreziosita da nuove figure sottese al racconto, e chiamate a dire la loro nello spettacolo e da musiche “d’atmosfera” – è costruita con un susseguirsi di quadri, in un montaggio quasi cinematografico, in cui pochi elementi scenici, e soprattutto parole e note, e i gesti dell’attore, suggeriscono nuove dimensioni spaziali, tra sequenze in interno e in esterni, in un’ideale “passeggiata” per i quartieri della città.
Fil rouge della narrazione sono le emozioni, amplificate dalla sensibilità estrema della giovane donna e del suo bambino, cui basta un incontro, e un sorriso, per cambiare il senso di una giornata: perfino i più neri pensieri si trasformano in fantasie colorate, e la malinconia e il male di vivere si tingono – sulla pagina e sulla scena – di una struggente leggerezza, mentre il caso scompiglia le carte, regalando nuove visioni di futuro. La prosa incantevole di Milena Agus affiora nei passaggi più descrittivi, per lasciare spazio al passo e al respiro di ogni singolo che essere che abita dentro la storia: una musica delle idee e dei pensieri, che avvince e convince, in un tenero e ironico divertissement fra letteratura e teatro.

Un racconto dolceamaro, intriso di crudeltà e bellezza, come sempre la prosa di Milena Agus, in cui la verità non viene mai nascosta, ma al contrario svelata con commovente spontaneità: come in un’antica favola, “Il vicino” accoglie il bene e il male, il buio e la luce, non ci sono personaggi positivi o negativi, ma ciascuno ha il suo segreto dolore, la sua muta sofferenza ma anche una grande capacità di gioire, in una sorta di privata resurrezione. Le persone più fragili, come i cuccioli della specie, sono i veri motori della storia: i capricci dei bambini, le loro idiosincrasie sono lo specchio del mondo degli adulti, con le sue inutili preoccupazioni, i muri invisibili, l’impossibilità di comunicare. In bilico tra le due dimensioni, quella sognante dei fanciulli e quella cinica e realista dei “grandi”, si dipana l’esistenza quotidiana di una donna che conserva nel cuore lo stupore e la meraviglia dell’infanzia, una solare ingenuità, e senza difese subisce la ferocia dei giudizi, l’incomprensione della famiglia, trasformandole in un senso d’incompiutezza e d’imperfezione che è in fondo tutto il suo fascino. Sarà lei a cambiare le regole del gioco e a rivoluzionare quel microcosmo di cui fa parte, reinventando le forme e i modi dell’amicizia e l’arte di comprendersi; scriveva Eugenio Montale, nel “Meriggiare pallido e assorto”, «com’è tutta la vita e il suo travaglio/ in questo seguitare una muraglia/ che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia» e Milena Agus ne “Il vicino” apre uno spiraglio tra le punte acuminate per far trapelare correnti di affetto e simpatia.

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