‘Medea’ di Giuliana Musso, a Cagliari la prima nazionale dello spettacolo teatrale

Domani 14 a Cagliari alle 21 presso la Cripta di Santa Restituta in via S.Efisio, arriva  in anteprima nazionale lo spettacolo ‘Medea – La città ha fondamenta sopra un misfatto‘, il nuovo lavoro di Giuliana Musso con la partecipazione di un cast straordinario composto da alcuni fra i migliori attori del teatro italiano d’innovazione.

Uno spettacolo, quello della Musso, che è cresciuto in residenza alla Casa delle Storie di Soleminis dove è stato presentato un primo studio e che vede la luce a Cagliari in uno spazio non convenzionale secondo la miglior tradizione di Progetti Carpe Diem.

Nel cast dello spettacolo la Musso, ha coinvolto altri importanti “solisti” della scena italiana contemporanea, personalità come Marta Cuscunà (Premio Scenario per Ustica e Finalista Premio UBU), Oscar De Summa (attore che ha lavorato, fra gli altri, con Claudio Morganti e con Massimilamo Civica nel Mercante di Venezia: Premio UBU 2009), Marco Cavicchioli (l’interprete di Ombre Rosse scritto per lui da Paolo Rossi, Carlotto, Serra, Lucarelli), Aida Talliente, Nunzia Antonino (suo l’apprezzato concerto spettacolo Lenor presentato nei teatri italiani), Andrea Macaluso. Con loro, per la parte musicale il collaboratore “storico” della Musso Igi Meggiorin e la cantante Claudia Grimaz. Un cast possibile , oggi, solo grazie alla stima reciproca fra gli artisti coinvolti e alla grande passione investita nel progetto da Giuliana Musso e da Aurora Aru di Progetti Carpe Diem.

L’incontro della Musso con la Medea è stata un’esperienza travolgente: quella della Wolf è una voce limpida e potente che si fa carico delle nostre personali inquietudini, si aggiunge con autorevolezza e competenza alle tante riflessioni sulla società contemporanea e sul nostro futuro, compone un quadro coerente con elementi ancora disgiunti.

Medea di Christa Wolf dunque è un balsamo per l’angoscia che da sempre ci accompagna: per salvarci non dobbiamo muoverci verso l’ignoto, ma immaginare il luogo da dove noi tutti siamo venuti e cercare la via del ritorno. Christa Wolf ci racconta di come la nostra “città” abbia fondamento su un terribile misfatto: il sacrificio dei figli, la violenta espulsione delle nostre antenate dai ruoli di guida delle comunità e la consegna dei nostri destini nelle mani di una ristretta leadership .

Wolf colloca il mito di Medea in quel momento tragico di svolta della storia umana: quando le società umane, rette dalle madri assieme ai loro fratelli, furono travolte e sovvertite dall’irrefrenabile violenza dei padri. Ecco che si impose un modello culturale fondato sul conflitto e assicurato da un uso del mito, e delle religioni, che avrebbe legittimato le nuove norme sociali. Si tratta di un modello culturale che ancora oggi noi percepiamo come l’unico possibile, nonostante non sia in grado di assicurare pace e benessere e ci stia conducendo rapidamente all’autodistruzione.

Per nostra fortuna l’arte arriva là dove il pensiero scientifico non può spingersi: ci tocca nel profondo, fa appello alla nostra intelligenza emotiva, ad una memoria antica custodita nel nostro inconscio, ad un senso di verità e di giustizia legato alla condizione biologica di essere umani.

Comprendere il ruolo di capro espiatorio affidato a Medea oggi è un dovuto tributo ad una verità mutilata e offesa, è dare spazio al nostro diritto di cantare l’orrore, cantare il ricordo della madre, cantare il ricordo di quella prima patria che è stata culla di ogni civiltà. Cantare per richiamare dal nostro più antico passato il futuro che abbiamo sempre desiderato.

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