Nessun accordo tra Air Italy e sindacati sul trasferimento dei dipendenti

È fallito il tentativo di conciliazione davanti al prefetto di Sassari fra Air Italy e i sindacati sulla questione del trasferimento di 51 dipendenti dall’aeroporto di Olbia a quello di Milano Malpensa. Ora il destino dei lavoratori si deciderà al tavolo di crisi ex Meridiana convocato dal ministero dello Sviluppo economico per martedì 31 luglio e al quale sono invitati il ministero dei Trasporti, la direzione aziendale di Air Italy, la Regione, e le sigle sindacali. Un vertice inizialmente fissato per il 3 agosto ma poi anticipato per dare un’accelerata alla risoluzione della vertenza. Stamattina alla Prefettura di Sassari invece la soluzione non c’è stata: verificate le posizione di Air Italy e dei rappresentanti dei sindacati Filt Cigl, Fit Cisl, Uil Trasporti e Ugl Ta, il prefetto, Giuseppe Marani, non ha potuto fare altro che firmare un verbale di mancato accordo. Una piccola vittoria i sindacati possono comunque festeggiarla: sempre in prefettura è stato siglato l’accordo per il call center.

L’azienda ha riconosciuto di dover attuare gli accordi sottoscritti il 13 giugno scorso, ai quali si appellavano i sindacati. Quindi, “entro il 3 agosto e non oltre il 10 agosto 2018 l’azienda consegnerà a tutto il personale con contratto part time una comunicazione che assicurerà, a far data dal 1 ottobre 2018, la prestazione lavorativa su 12 mesi l’anno, l’avvicendamento in turno h24 fissato in sei ore giornaliere, su cinque giorni la settimana, programmabile dal lunedì alla domenica, secondo fasce orarie specificamente definite”. Ma la mancata intesa sui trasferimenti dei dipendenti a Malpensa lascia il clima molto teso fra i sindacati e l’azienda: “Come era immaginabile l’incontro di oggi non ha portato alcuna novità. Chiusura totale da parte aziendale anche davanti al Prefetto”, commenta il segretario regionale Filt Cgil, Arnaldo Boeddu. “Adesso il problema si sposta al tavolo ministeriale sperando che, in quella sede, l’azienda ci ripensi e modifichi una strategia totalmente sbagliata, più onerosa per l’azienda e deleteria per i lavoratori e per l’intero tessuto produttivo della Gallura”.

 

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