Delitto di Orune, i baby sicari e l’auto dello scomparso. Vertice a Nuoro

Trenta chilometri appena tra Nule e Orune, tra il Nuorese e il Goceano, provincia di Sassari. In questo triangolo battono le indagini degli inquirenti a stretto giro sull’omicidio di Gianluca Monni, 19 anni, ucciso alla fermata dell’autobus per andare a scuola. Tre i sospettati, due di Nule, e già nelle prossime ore potrebbero arrivare i primi fermi. Ore frenetiche, al vaglio gli alibi dei giovanissimi, alcuni minorenni e il filo rosso che unisce il delitto alla scomparsa del 28enne di Nule, Stefano Masala: l’auto da lui utilizzata è stata trovata il giorno dell’omicidio, in campagna, carbonizzata. Il sospetto, terribile, è che sia stato ingaggiato come autista quella mattina.

Ed è infatti previsto a Nuoro questa mattina un vertice di coordinamento fra il procuratore Andrea Garau, il sostituto Andrea Vacca, e gli investigatori – i carabinieri della Compagnia di Bitti, i colleghi del Reparto operativo del Comando provinciale di Nuoro e del Nucleo investigativo del Comando di Sassari – per fare il punto sulle indagini. Un incontro decisivo per analizzare i tasselli che ricostruiscono il puzzle sull’omicidio. La pista privilegiata è appunto quella che porta a Nule (Sassari) e che ha collegamenti con la sparizione, la sera prima del delitto, di Masala, di Nule, uscito da casa con la Opel Corsa grigia del padre, poi trovata bruciata nelle campagne di Pattada.

Il movente. L’ipotesi investigativa parte dai giorni della manifestazione “Cortes Apertas”, il 13 dicembre 2014, quando due gruppi, uno composto da giovani provenienti da Nule, l’altro da ragazzi del posto fra cui anche lo studente assassinato, entrarono in collisione. Qualche bicchiere di troppo, insulti e apprezzamenti eccessivi per la ragazza di Gianluca Monni che reagì e venne minacciato a sua volta con una pistola da un minorenne di Nule. Lo studente ed i suoi amici riuscirono però a disarmarlo e a picchiarlo. Da qui, secondo gli investigatori, la causa scatenante dell’esecuzione.

L’auto e l’autista dei killer. Quanto al collegamento con la sparizione giovedì del giovane di Nule, vi è un elemento al vaglio degli inquirenti: l’auto dello scomparso, una Opel grigia, sarebbe quella usata dai killer. Per alcuni testimoni i sicari sarebbero fuggiti proprio a bordo di una vettura grigio scura. L’ipotesi, quindi, è che il giovane di Nule, disponibile ad accompagnare amici e paesani, sia stato “ingaggiato” come autista da alcune persone del suo paese, i responsabili della spedizione omicida, fra cui anche il minorenne che a dicembre avrebbe minacciato la vittima. Dopo l’esecuzione che ha portato all’uccisione dello studente, Masala è sparito forse eliminato per non farlo parlare anche se non si esclude un allontanamento volontario. Gli inquirenti cercano riscontri della lite del dicembre scorso – quel giorno a Orune fra i giovani di Nule pare ci fosse anche Stefano Masala – stanno analizzando i tabulati telefonici, il materiale raccolto da telecamere sul percorso dei killer a Orune e verificando le testimonianze raccolte.

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