Il matrimonio è finito, andate in pace. L’unione fra il Cagliari Calcio e Davide Nicola finisce dopo undici mesi di convivenza, mai diventata idillio. L’innamoramento del presidente Giulini per l’allenatore torinese specializzato in salvezze miracolose, è stato un colpo di fulmine estivo, scemato progressivamente nel corso del campionato. Vero che anche stavolta mister Nicola ha fatto il suo lavoro di salvatore della patria, ma senza entusiasmare lo stesso presidente e tanto meno la piazza rossoblú. Colpa sua? Forse. Colpa della società? Possibile. La causa di divorzio merita attenzione e riflessione. Il sodalizio del presidente Giulini e del ds Bonato sono contrariati per la mancata valorizzazione di alcuni giovani giocatori giá di proprietá (Prati, Obert, Gaetano, Luvumbo, Felici), finanche causare un loro deprezzamento sul mercato. Altra accusa verso il tecnico, è quella di non essere riuscito a passare allo step successivo della crescita della squadra come chiesto dalla società.
Il Cagliari ha conservato la serie A, ma lo ha fatto non tanto per propri meriti quanto per i demeriti delle squadre concorrenti, apparse imbarazzanti nella loro mediocrità. Davide Nicola ha però nella causa di divorzio tutte le attenuanti generiche. La società gli ha messo a disposizione un organico deficitario in fatto di qualità e lacunoso nei ruoli, di più sostiene di non aver potuto pretendere. E così stava prospettandosi la situazione per il prossimo campionato. Il presidente Giulini vuole ( a parole) la crescita della squadra, ma non ha la possibilità economica di sostenere questo processo. E Nicola lo ha detto a fine campionato, quando giá i segnali di rottura cominciavano ad emergere: “Se la societá vuole che squadra raggiunga gli step di crescita programmati, deve investire. Diversamente si parla del nulla”.
Come dargli torto? Stamattina la rottura definitiva. Del tutto prevista. Il presidente Giulini aveva già silurato Nicola nel dopo partita con l’Udinese alla quartultima partita di campionato. Una sconfitta casalinga umiliante. Pochi minuti dopo il triplice fischio dell’arbitro, il patron rossoblù la lasciato la sua postazione in tribuna e con la faccia più nera del carbone si è catapultato negli spogliatoi. Ha trovato il tecnico appoggiato allo stipite di una porta in attesa di andare alle interviste televisive e lo ha affrontato a muso duro. “Ma che c… avete fatto? Mi avete rotto i c….! Ve la farò pagare, ne terrò conto”, aveva urlato, in sintesi, all’allenatore. È in quel momento che Nicola è stato licenziato, non adesso.
Adesso comincia la rincorsa al nuovo tecnico. Che sembra iniziare con piani poco entusiasmanti. La società non ha soldi per impostare ambizioni che vadano oltre la salvezza. E questo è stato uno dei motivi che hanno messo il sigillo al divorzio con Nicola. I tre nomi che corrono per la sua sostituzione sembrano essere in realtà uno e uno solo. Se non ci sono soldi per permettersi Vanoli o Juric, che non verranno mai al Cagliari solo per giocarsi la salvezza, non rimane che la soluzione risparmiosa con la promozione di Fabio Pisacane dalla Primavera alla prima squadra. I rischi sarebbero infiniti. Pisacane ha fatto molto bene, anzi benissimo, con i giovani della Primavera. Ma è maturo per affrontare la serie A. Crediamo di no. Affidargli la prima squadra sarebbe come bruciarlo. E non lo merita.C’è il precedente di Agostini nella stagione della ultima retrocessione, con Ago promosso di colpo allenatore della prima squadra, seppur a poche partite dalla fine del campionato. Fu un disastro, ma non certamente per colpa dell’allenatore appena subentrato. Il Cagliari in B e Agostini bruciato e costretto ad andar via dal Cagliari e da Cagliari in cerca di nuove strade da allenatore. Cosa che gli è riuscita solo a bassi livelli. La situazione in casa Cagliari è diventata complicata. Ci sono da riscattare Caprile, Piccoli e Adopo, tre artefici della salvezza. Ma servono 24 milioni, più 6 per Gaetano. Soldi che il Cagliari si deve inventare. Entro il 18 giugno. O saranno tempi brutti per squadra e nuovo allenatore.
L.O.