Mazzarri e il progetto fallito: la salvezza non sarebbe una vittoria

Il Cagliari potrebbe ancora salvarsi. Ma se dovesse riuscirci non ci sarebbe nulla da festeggiare perché, per come stanno andando le cose, non se lo meriterebbe. La società, i giocatori e l’allenatore non si stanno rilevando all’altezza della situazione sostenuti da quei “con la rosa che ha non si merita questa posizione” che ormai sono diventate leggende metropolitane: per come gioca, il Cagliari sta conquistando un posto in serie B. Nelle prime tre gare aveva fatto un punto e subito nove reti e il 14 settembre il presidente Giulini aveva sostituito Semplici con Mazzarri. Ci si aspettava la scossa, si sperava che l’arrivo di un allenatore col carattere forte potesse caricare i giocatori, ma in tre mesi i rossoblù hanno vinto solo il 17 ottobre con la Sampdoria: una vittoria in 14 giornate con Mazzarri in panchina. Una vittoria su 17 partite in campionato.

Quando c’è da attaccare, l’allenatore rossoblù cerca di difendere. A San Siro con l’Inter è merito solo di Alessio Cragno se il Cagliari non ha subito il passivo peggiore della sua storia, ma quando stai affogando non conta se perdi 2-0 o 9-0. Il primo tempo si era chiuso sull’1-0 con l’Uomo Cragno che aveva parato un rigore e i rossoblù non avevano ancora le ossa rotte. “Finito il primo tempo, ci era andata bene e avevamo parlato di provarci, ma dopo il 2-0 ci siamo sciolti”, ha detto Mazzarri a fine gara, omettendo un dettaglio: dopo il raddoppio nerazzurro è stato lui che – anziché giocarsela a viso aperto – ha sostituito Grassi con Lykogiannis. Un cambio che non è proprio una dichiarazione di guerra, infatti mentre i rossoblù si sono chiusi in trincea è arrivato l’incessante bombardamento nerazzurro fino al 4-0.

Il gruppo è slegato, che non ci sia armonia negli spogliatoi si vede anche dalla televisione, e non bastano i pochi che continuano a dannarsi per la causa rossoblù. Lo fa Nandez, finché c’è, lo fa Bellanova – che se giocasse in una squadra da serie A sarebbe destinato a finire nell’orbita di Mancini – e di solito lo fa anche Joao Pedro. Ma anche il numero 10 a San Siro aveva negli occhi lo spettro della goleada. Se Cragno non fosse stato in giornata oggi il Cagliari si sarebbe trovato in briciole e – per assurdo – sarebbe potuto diventare un vantaggio, perché serve un intervento radicale. Magari col cambio d’allenatore in vista della riapertura del mercato. Perché se al Cagliari arrivano giocatori veri – e non vecchie glorie o “due de passaggio” che possono godersi il mare fino alla fine del prestito – c’è ancora tempo per provare a salvare il campionato. Ma, soprattutto, salvare la faccia e i colori rossoblù.

Marcello Zasso

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