Il neo allenatore del Cagliari, Walter Mazzarri, lascia spazio ai ricordi nella sua prima intervista in rossoblù, pubblicata sul sito ufficiale della società. Ricordi che risalgono a quasi quarant’anni fa, nella stagione 82-83 quando da giovanissimo fu spedito in Sardegna a “farsi le ossa”. Il primo ricordo è per Gigi Riva: ” A quel tempo ero un ragazzino, allora era diverso andare un po’ lontano da casa. Sapere, però, che c’era Gigi Riva che mi aspettava e che ti stimava e che nei viaggi in aereo stava sempre a fianco a me e mi dava consigli, mi faceva venire i brividi. È diventato quasi un padre per me in quel periodo”. L’avventura di Mazzarri in rossoblù è durata poco, ma l’allenatore ricorda i giocatori che facevano parte della rosa “di ottimo livello come Gigi Piras il capitano, Uribe, Victorino, Marchetti e Malizia. Qui a Cagliari sono stato benissimo”.
Chiuso il cassetto dei ricordi per il mister è già tempo di programmare il futuro prossimo che significa tre partite in otto giorni contro Lazio, Empoli e Napoli. Una tabella di marcia non semplice soprattutto per chi deve assumere la guida di una squadra a campionato iniziato: “Quando un allenatore arriva in corsa a ridosso di partite così importanti sente la responsabilità e vuole dare la sua impronta ai giocatori rispettando anche chi c’era prima, però ognuno ha la sua mano. Mi dispiace che ho poco tempo per provare a far capire ai giocatori tutto quello che ho in mente”.
Bene l’impatto con la società rossoblù scelta perché “le idee chiare e mi è piaciuto quello che mi è stato detto da chi ho incontrato, il presidente su tutti”. Per quanto riguarda la rosa a disposizione è ancora prematuro: “I ragazzi dovrò valutarli perché in un giorno e mezzo non è possibile dare giudizi importanti”. Mazzarri, poi, si sofferma sulla sua filosofia e sul rapporto con i tifosi che “vogliono vedere una squadra che non molla mai, un allenatore sempre sul pezzo, che lavora: io incarno questo spirito e preferisco i fatti alle parole”. Per fissare i traguardi, infine, c’è tempo: “Non mi piace fare proclami, preferisco i fatti al lavoro e i giocatori devono incarnare questo principio, però non vogliamo nemmeno porci limiti, questo vuole dire essere ambiziosi, ma prima facciamo i fatti sul campo”.
M. S.