L’istruttore che insegna surf ai disabili e li trasforma in campioni: la storia di Vincenzo Ingletto

“È necessario cambiare narrativa sulla disabilità e uno dei modi per farlo è raccontarla”. A parlare è Vincenzo Ingletto, 45 anni di San Vero Milis, istruttore federale di surf appena arrivato in California, con gli altri due tecnici, Tommaso Pucci e Sergio Cantagalli, e con i suoi 9 atleti convocati dalla Fissw (Federazione italiana sci nautico e wakeboard): Roberta Galizia, Stella Papetti, Fabrizio Passetti, Iacopo Luchino, Matteo Salandri, Lorenzo Bini, Mario Rivoiro, Massimiliano Mattei e Marco Volpi.

Le onde sono quelle dell’oceano pacifico di Huntington Beach che da oggi 3 novembre fino al 9 ospiteranno i surfisti dell’Isa World Para Surfing Championship, il più importante appuntamento per surfers con disabilità, con 147 atleti in gara e 25 nazionali presenti. Il ‘team Italy’ gareggerà nelle categorie ‘visual 1’(destinate ai non vedenti), ‘prone 1’(destinate ai disabili senza necessità di assistenza in acqua) e ‘prone 2’(con assistenza in acqua) per un totale di 9 categorie.

Vincenzo Ingletto, con la sua scuola di surf , l’Is benas Surf Camp a S’arena Scoada, (la prima del Mediterraneo, nata nel 1997) in provincia di Oristano, ha puntato molto sull’appuntamento negli Usa. Da sempre trasmette la sua passione ai suoi allievi, soprattutto da quando, nel 2020 su suggerimento dell’altro tecnico Sergio Cantagalli ha imboccato l’impegnativa strada di diventare un tecnico di ‘adaptive surf’ (surf adattato per chi ha disabilità).

“Come si fa a prendere un’onda se non la si vede? La si percepisce, ascoltandola – afferma Ingletto – non mi ha mai spaventato comunicare con chi è stato per vari motivi meno fortunato di me. Il mare mi ha insegnato che surfare non significa solo scivolare sull’acqua. È un’esperienza che ti tocca profondamente nell’anima. Anche io da ragazzino mi sentivo un ‘underdog’ ma ho trasformato questa mia debolezza in un punto di forza. Il mare per me è un amico e mi ha aiutato a trovare me stesso. Conoscerlo significa farne parte ascoltandolo e cercando di entrare in armonia con lui”.

“È un viaggio dentro se stessi che richiede lucidità, dedizione, visione – racconta Ingletto – : Per me non è importante mettersi in piedi sulla tavola, quanto percepire l’onda. Voglio uscire dalle logiche della vittimizzazione e del pietismo per abbracciare fin dove mi è possibile, almeno in acqua, la normalità”.

E a giudicare dalle classifiche (lo scorso anno i suoi atleti si sono piazzati al diciassettesimo posto) il suo lavoro e le fatiche degli allievi hanno dato buoni frutti. Quest’anno l’obiettivo è quello di scalare qualche posizione insieme a quello di divertirsi con una grande famiglia, quella del surf che abbraccia i surfisti provenienti da tutto il mondo oltre a veicolare un messaggio sempre attuale che tributa ancora una volta allo sport il merito di superare le barriere per tracciare nuovi percorsi di condivisone e inclusione. Si può consultare il sito dell’Isa (International Surfing Association) per vedere i risultati completi insieme allo streaming video della competizione.

Alessandra Piredda

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