Col pallone aveva un rapporto confidenziale. Nel senso che alla “rotondetta” (per dirla alla Josè Altafini) dava del tu. Eraldo Pecci è stato un centrocampista che sapeva fare le due fasi di gioco. Ha vinto lo scudetto col Torino allenato da Gigi Radice, ha giocato a Bologna e a Napoli, al fianco di un certo Diego Armando Maradona. Ora è uno degli opinionisti di punta della Rai. a Notti Mondiali, il programma serale sugli Europei, si esprime senza peli sulla lingua.
Italia qualificata agli ottavi di finale ma che fatica. «Ormai eravamo fuori dal torneo. Il gol di Zaccagni ha cambiato l’umore agli italiani. Andiamo avanti giocando male. Diciamo che siamo stati salvati da un episodio perchè la prestazione non c’è stata».
Forse ci sono troppe aspettative su questa squadra?
«Intanto a questa Nazionale manca il talento. Donnarumma è stato protagonista assoluto nel girone di qualificazione, vuol dire che abbiamo subito. Se prima avevamo poche certezze, adesso ne abbiamo ancora meno. Gli unici all’altezza, oltre al portiere, per ora, sono stati Barella, Calafiori e Bastoni. Siamo inferiori ad almeno cinque-sei squadre e con queste prospettive il futuro si annuncia nuvoloso».
Jorginho è nel mirino della critica, secondo lei merita ancora la maglia da titolare?
«Spalletti dalla panchina urla sempre di dargli il pallone. Evidentemente nel progetto di gioco dovrebbe avere il ruolo di Kross con la Germania: si fa dare la palla e comincia l’azione. Ma se fa solo passaggi orizzontali… allora è meglio farlo riposare».
Il prossimo avversario è la Svizzera, difficile?
«Per me può essere la sorpresa dell’Europeo insieme a Romania e Austria. È una squadra che ci può mettere in difficoltà. Sono cresciuti sul piano tecnico, hanno calciatori importanti. Per l’Italia potrebbe essere inizio di una bella cavalcata ma anche la fine della corsa. Noi siamo un punto interrogativo» .
C’è chi dice che abbiamo pochi calciatori di livello internazionale. Che ne pensa?
«Mi chiedo: gli altri quanti ne hanno? Nel calcio di oggi conta il possesso palla, troppi passaggi orizzontali, poche verticalizzazioni. Io guardo all’essenza, con il tic-toc dove vai? l’Italia ha molte lacune. Spagna, Francia, Germania, Olanda e Inghilterra ci sono superiori».
Si potrebbe giocare con due attaccanti?
«L’anno scorso il Napoli di Spalletti ha vinto campionato con due esterni e una punta. Questi sono i discorsi che si fanno quando non si vince. I numeri contano poco, conta la prestazione. Faccio un esempio, Calafiori era al limite dell’area avversaria e non è quello il posto dove deve stare. Eppure ed ha fatto l’assist decisivo».
La lezione di calcio subita dalla Spagna ha lasciato il segno, la squadra sembra poco tranquilla. È così?
«Le pressioni ci sono. Si gioca ogni quattro giorni e dovremmo essere abituati a questo. È Spalletti a non essere sereno, sente la responsabilità. Lo dicono le sue reazioni e soprattutto quello che dice, mi sembra che nelle dichiarazioni sia eccessivo».
Ha detto: devo farli giocare meglio. Come va interpretata questa frase?
«I tecnici si prendono colpe e meriti. Oggi il mister è centrale, ma se un calciatore gioca bene o male non è colpa sua. Nel senso, che si vinca o si perda gli allenatori per me restano marginali».
Ci manca un bomber?
«Sì, non abbiamo attaccanti di grande spessore. Scamacca, quello visto con l’Atalanta, non è male, ma se gioca spalle alla porta tutto si complica. Il problema è che noi non ci muoviamo da squadra».
Super Donnarumma?
«Ci ha fatto vincere l’ultimo Europeo ed è stato finora determinante. Lui è giocatore di livello internazionale».
Dove arriva l’Italia?
«Per quello che abbiamo visto finora non fa molta strada. Però in un torneo che dura un mese può succedere di tutto».