Va bene essere gentiluomini, ma aver paura di far male alla Vecchia Signora, questo no. La Juventus la partita l’ha vinta solo perché l’ha persa il Cagliari. L’ha persa nel primo tempo con una condotta di gioco ultra difensivista, senza avere quel coraggio che l’allenatore Nicola aveva professato alla vigilia.
Stavolta il detto “a facci manna” coniato in precedenza dallo stesso mister, andrebbe cambiato in “a facci perdia” tanto è stata rinunciataria la squadra per metà dell’incontro. Quando al ritorno dagli spogliatoi per il secondo tempo i giocatori hanno osato risollevare la testa, la partita era ormai diventata in salita e difficile da recuperare. Ci spiace dirlo, ma stavolta una discreta percentuale di responsabilità sulla sconfitta va addebitata all’allenatore che ha sbagliato nel preparare mentalmente la gara nelle testa dei suoi giocatori, indirizzandoli sulla condotta difensivista, forse con l’intento di uscire indenni dai primi due terzi della partita e giocarsi la vittoria nei restanti trenta minuti finali. Non è andata così e rimane la convinzione che la partita è stata persa nel primo tempo, offrendolo in gentile omaggio alla Vecchia Signora.
Nicola ha rinunciato fin dall’inizio a giocarsi il match a viso aperto e ha schierato una formazione chiaramente improntata sulla difesa ad oltranza. Di fatto la stessa schierata davanti alla porta di Caprile a Bergamo, con la speranza di farla franca anche stavolta. Quattro in difesa, cinque a centrocampo e il povero Piccoli abbandonato tutto solo in avanti fra i tre difensori juventini. Una scelta che già al 13’, dopo che per tutto questo breve lasso di tempo il Cagliari non è esistito in ogni zona de campo, si è rivelata sbagliata e perdente.
Vlahovic ha approfittato della lentezza di Yerry Mina nel recuperare un retro passaggio sbagliato di un compagno e ha insaccato sull’uscita disperata di Caprile. I bianconeri avrebbero potuto segnare altre tre reti nella prima mezz’ora se lo stesso portiere rossoblù non avesse compiuto altrettanti miracoli. Una difesa ad oltranza davvero imbarazzante, quella del Cagliari, incapace di affacciarsi nell’area avversaria e cercare di cambiare il corso della partita. Al 37’, quando i rossoblù hanno provato a reagire, Zortea ha anche avuto una buona occasione, ma il suo tiro disagiato in partenza non ha impensierito De Gregorio. E il tempo si è chiuso con la Juventus padrona assoluta.
Nicola ha preso atto dell’errore commesso nel lasciare la Juve padrona assoluta del campo e ha ha cominciato a rimescolare la formazione. Piccoli non poteva continuare a stare isolato in attacco e il mister ha tolto Felici e messo in campo Luvumbo con la speranza che il rientrante Zito accendesse la luce. Qualcosa in più s’è visto e il Cagliari ha cominciato ad affacciarsi nella metà campo avversaria, senza però creare occasioni per recuperare il gol di svantaggio. A due terzi della gara, perso per perso, Nicola si è convito a giocarsela tutta e ha mandato in campo anche Coman, Viola e Marin, passando a uno schieramento finalmente spregiudicato. Ma la confusione è stata tanta, sono mancati le menti pensanti e la tecnica dei singoli. Il coraggio ritrovato non è bastato a sovvertire le sorti della gara, la Juve ha potuto condurre in porto la vittoria senza grandi patemi d’animo.
Nel dopo gara, Davide Nicola ha assolto i suoi ragazzi. “In realtà abbiamo preparato la partita in modo giusto, attendendo la Juve e poi ripartire. Poi il gol della Juventus ha cambiato le carte in tavola già a inizio partita. C’è mancata nel secondo tempo di trovare la zampata del gol. Credo che il Cagliari abbia fatto la partita che doveva fare. Ci sono cose da limare nel passaggio dalla fase di non possesso a quella del possesso, oggi gli avversari non ce lo hanno concesso. La partita era stata preparata per costruire e stare dentro fino alla fine. L’abbiamo fatto, ma il risultato non è stato quello desiderato”.
Luciano Onnis