Un pareggio che serve solo a spezzare la serie di sconfitte e a tenere il passo con le avversarie dirette per la salvezza, per il resto non basta. Il punticino rimediato a Udine – 1 a 1 con l’Udinese -, non dà la svolta che sarebbe servita per invertire la rotta e non cambia la precaria classifica del Cagliari, sempre penultimo ma anche con una gara di campionato in meno, adesso tredici. In Friuli serviva vincere contro una diretta concorrente, che aveva quattro punti in più e che li mantiene tutti.
Ma ancora una volta la squadra di Claudio Ranieri ha fallito l’appuntamento decisivo e mancato la vittoria, cosa rara in questo fallimentare campionato. I tre punti non sono mai arrivati in trasferta, pochini anche quelli singoli, appena quattro in tutto il torneo. Numeri che appaiono sconfortanti, per di piú accompagnati da insuccessi e mezzo insuccessi casalinghi, con il consuntivo di 19 miseri punti racimolati finora. Si obietterà che è già tanto che i rossoblù a Udine non abbiano subito l‘ennesimo kappaò, ma poi a conti fatti risulta che solo con qualche saltuario pareggio e ripetute sconfitte non si va da nessuna parte, se non in serie B.
Non c’è stato a Udine l’autoelettrochoc che Ranieri aveva chiesto ai suoi giocatori negli spogliatoi nel dopo partita con la Lazio, con le sue dimissioni messe sul piatto se fossero servite a scuotere l’ambiente. I giocatori gli avevano promesso una forza d’urto unitaria per invertire la rotta, ma tale reazione in Friuli non si è vista. O perlomeno, non c’è stata come un po’ tutti si attendevano.
Il furore agonistico è rimasto ancora una volta negli armadietti del centro sportivo di Assemini, a Udine nel primo tempo in particolare si è visto tutt’altro. Ma è anche logico che sia così. Come il vecchio detto sostiene, “ogni botte dà il vino che ha”. Non si può pertanto pretendere che da un organico come quello rossoblù vengano fuori improvvisamente personalità, carattere, agonismo. Per non parlare di qualità tecniche. Non è nel Dna di questa squadra. Magari – come ripete Ranieri – ci mettono tanta volontà e applicazione (in allenamento), ma poi i risultati per la classifica sono quelli del campo. E che stanno condannando i rossoblù.
A Udine c’è stata una nuova dimostrazione di debolezza, mitigata nel secondo tempo da una reazione che è andata proporzionalmente crescendo ma man mano che i friulani si spegnevano agonisticamente e mentalmente. Addirittura, ci sarebbe potuta scappare la vittoria, quella tanto inseguita, se a inizio del secondo tempo Lapadula avesse sfruttato una favorevolissima occasione avuta. La traversa gli ha detto no su un tiro a botta sicura, forse troppo sicura. Avrebbe potuto essere la svolta della partita, invece si è dimostrato solo un segnale che il Cagliari si stava svegliando dal torpore del primo tempo e che avrebbe potuto dire la sua. Il solito primo tempo regalato agli avversari. Ranieri ha scelto nuovamente altre soluzioni tattiche nel modulo di gioco e ha schierato il 4-4-2, che è poi quello che lui ha sempre prediletto nella sua lunga carriera.
Francamente ha stupito la scelta del mister di confermare giocatori – inutile fare nomi, li conoscono tutti – con la serie A hanno poco a che vedere. Il pareggio è giunto su una delle poche azioni fluide della squadra, bravi Augello nel cross preciso e morbido e bravo Gaetano (una bella conferma, la sua) ad incornare di precisione. Si aspettava un secondo tempo all’arrembaggio e qualche correzione in campo, ma mister Ranieri ha preferito andare avanti con gli stessi uomini dei primi 45 minuti, probabilmente per non sconvolgere l’assetto tattico in prospettiva di un assalto finale.
Che infatti c’è stato, complice il crollo fisico dell’Udinese, spentasi fino a lasciare il campo ai rossoblù. Ma il predominio non ha dato frutti e la partita i è conclusa con un salomonico 1-1 che forse accontenta i padroni di casa, ma che al Cagliari serve ben poco. Il tempo dei brodini caldi è finito, serve anche vincere. Come appunto ha fatto l’Udinese nel turno precedente andando anche a vincere a Torino con la Juventus. Gioia che ai tifosi rossoblù non è concessa, con le grandi arrivano sempre e solo sconfitte, molto spesso anche con le consocie di bassa classifica.
Adesso i buonisti torneranno a dire che saranno decisive le prossime tre partite con il Napoli e la Salernitana in casa, l’Empoli fuori. Come però si diceva che fossero decisive anche quelle precedenti, di cui tre perse e una pareggiata. Che significa 1 punto su 12. No, non è rimandando le vittorie che il Cagliari si salverà dalla serie B. Ogni gara deve essere da vincere, al peggio andare quelle con le squadre nettamente superiori. Diversamente non se ne verrà fuori.
Luciano Onnis