Il futuro del Cagliari dopo l’addio di Ranieri: i tifosi sognano di soffrire meno

Finita la sbronza per  la soffertissima  salvezza  e smaltita  (ma non dimenticata) la commozione per l’addio del totem Claudio Ranieri, in casa Cagliari è già  obbligo guardare  in faccia la realtà se si vogliono creare i presupposti affinché cessi  la sofferenza per via di campionati indecenti e mortificanti.

I tifosi del Cagliari, sparsi in tutta Italia,  meritano di più,  fuori dubbio.  Spendono tempo e denaro per  seguire ovunque la squadra, sia quando gioca in casa che in trasferta, non lasciano mai sola la squadra sobbarcandosi centinaia di chilometri di auto, treno, traghetto e aereo. Le ricompense, da quindici anni a questa parte, sono fatte di sconfitte, retrocessioni, umiliazioni, stentate promozioni e salvezze. Basta con queste pene, «meritiamo di più», è il coro che i supporters rossoblù, quelli di prima linea e non i salottieri spesso silenziosi e muti, intonano a più riprese dalla curva Nord.

Il cessate il fuoco  della contestazione degli ultimi sedici mesi è solo frutto della stima e della fiducia in Claudio Ranieri, andato via lui,  l’ascia di guerra è già stata dissotterrata, purtroppo  maldestramente in una occasione – quella della festa per l’addio del mister –  tutt’altro che opportuna. Tant’è che lo stesso Ranieri, sentiti i primi fischi quando al microfono in mezzo al campo ha preso la parola il presidente Giulini, ha invitato con un gesto perentorio la curva Nord a non andare avanti nel clamoroso dissenso. Adesso però che lo scudo Ranieri verrà a mancare, la società  e il presidente patiranno all’occasione la vulnerabilità di sempre. A meno che… a meno che non cambi la musica e il Cagliari sia più prodigo di soddisfazioni e meno di scottanti delusioni. Non sarà facile, ma questo deve essere il mantra nell’allestimento della squadra per il prossimo campionato. La realtà è fatta da una società povera, con pochi soldi da spendere e bilanci da mantenere in ordine se non si vogliono correre rischi di procedure fallimentari. In questo il presidente Giulini e  i suoi primi collaboratori sono stati molto equilibrati e consapevoli. Ma è pur vero che hanno gettato via tanti di quei soldi con acquisti sballati  e ingaggi folli che hanno disperso il tesoretto accumulato  con la vendita di Barella, Bellanova, Cragno, Carboni e altri.

Sarebbero dovuti servire a mettere le basi per una squadra  solida e soddisfacente; invece, è diventata una barca sempre in procinto di affondare. Adesso che i soldi sono giusti e contati – diritti televisivi, sponsor, merchandising -, serve essere oculati ma soprattutto bravi nell’operare sul mercato. Senza però perdere tempo perché altrimenti si va nuovamente ai saldi di fine stagione e tutti sanno benissimo quali  sono stati i risultati. Pessimi. Non vadano dimenticati mai due particolari: che il Cagliari, dopo la disgraziata retrocessione di Venezia, è tornato in serie A per un colpo di fondoschiena al 94° della partita finale dei play off – dopo aver mancato la promozione diretta – e che in questo campionato appena finito, si è salvato per il rotto della cuffia con un misero punticino in più del  retrocesso Frosinone. Ecco, tutto questo non vada dimenticato dal presidente Giulini e dal direttore sportivo Bonato.

La squadra è praticamente da rifare, a partire dall’allenatore che avrà l’arduo compito di sostituire Ranieri. Da una parte i pochi su cui contare e puntare: il portiere Scuffet, la garanzia Dossena, Yerri Mina (che sembra però orientato ad andar via),  i giovani di buone prospettive e speranze come Prati, Sulemana, Zito, Kingstone,  gli accettabili Obert, Augello, Makoumbou (se gli si compra una testa da centrocampista al posto di quella da giocoliere) e il manovale Deiola.  Per il resto, un mix da codice rosso:  giocatori carismatici ma avanti con gli anni (Pavoletti, Lapadula, Viola), prestiti che torneranno presumibilmente alla base (Oristanio e Gaetano), calciatori  decisamente deludenti e non di categoria, vuoti cronici in organico accentuati dall’addio di Nandez e forse di Mina: tutte falle da tappare se non si vorranno riaprire le ferite e  le pene dei  campionati passati.

I tifosi non chiedono la luna, sognano solo di poter soffrire di meno. E magari intraprendere un percorso che porti il Cagliari sulle orme di Atalanta, Bologna e  Monza.

Luciano Onnis

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