Il cuore di Albertini tra l’Isola e il padel: “In Sardegna un grande entusiasmo”

Dai campioni del calcio di ieri come Demetrio Albertini, Maurizio Ganz, Christian Panucci a un platea di giovani e adulti estremamente varia e appassionata. Il padel piace proprio a tutti e per il secondo anno consecutivo Cagliari è stata la capitale di uno sport diventato popolare e accessibile a chiunque. Il capoluogo isolano è stata l’unica tappa in Italia del World Padel Tour, il più importante circuito professionistico che annovera i migliori giocatori del ranking mondiale. Otto giorni di gare, 304 giocatori sui campi e due coppie vincitrici: gli argentini Alejandro Ruiz e Franco Stupaczuk, e le spagnole Gemma Triay e Alejandra Salazar, che hanno dato spettacolo, facendo alzare più volte gli appassionati dalla tribuna per applaudire.

Nel Tennis Club di Cagliari, all’interno del parco di Monte Urpinu, si sono avvicendati non solo i professionisti ma anche amatori di prestigio come Demetrio Albertini, ex centrocampista del Milan e vicecampione del Mondo a Usa ’94, che ha raccontato a SardiniaPost le sue radici isolane e il successo del padel.

Qual è il suo rapporto con l’Isola?

“Totale, direi. Ho origini sarde per parte di madre, il mio nome è un omaggio al patrono di Oschiri e ne sono tra l’altro cittadino onorario. Inoltre, la mia adolescenza l’ho trascorsa prevalentemente a San Teodoro, e anche quando giocavo al Milan, la spiaggia della Cinta era il luogo magico del mio pre-ritiro”.

Come le sembra il rapporto tra Cagliari e il padel?

“Ho letto che è la decima provincia italiana per numero di club di padel, ci sono tanti campi e si respira grande entusiasmo. Quest’anno la cornice di pubblico è stata impressionante, mi ha colpito positivamente”.

Ha scoperto il padel a Madrid negli anni 2000, perché è così popolare questo sport?

“Penso che l’entry level sia semplice. Il padel è uno sport per tutti, e suggerisco che servano due ingredienti importanti: la competizione e la soddisfazione. In tanti sostengono che sia una via di mezzo tra il tennis e lo squash, io penso che sia più da racchettoni sulla spiaggia. Poi certo, ci sono i professionisti e i semplici appassionati. Ma più che altro è bello perché è un gioco di squadra, dove più sale il livello più si capisce l’importanza del compagno, l’occupazione dello spazio in riferimento a esso, la scelta del tiro che spesso viene suggerita proprio da chi sta in coppia con te”.

Cosa è significato per lei smettere di giocare a calcio?

“La decisione è stata una mia scelta, con grande cognizione di causa. Non nascondo che sarei potuto andare avanti qualche altro anno, ma questa è una decisione che si prende anche capendo se si vuole essere un peso o una risorsa per la squadra. Di certo, non sono mai uscito dal mondo dello sport e trovo sempre il tempo di prendere racchetta e pallina”.

È sicuramente un momento magico per lo sport italiano.

“Assolutamente sì. Mai come in questo periodo siamo forse la nazione più invidiata, dopo i successi agli Europei, Olimpiadi e Paraolimpiadi. Arriviamo, come sappiamo tutti, dalla pandemia, dove lo sport è stato fermo, per cui noto una voglia di mettersi in discussione che è positiva, perché tutto lo sport è un insegnamento alla vita. E l’Italia può trasmettere i valori dello sport a chiunque”.

Laura Fois

Diventa anche tu sostenitore di SardiniaPost.it

Care lettrici e cari lettori,
Sardinia Post è sempre stato un giornale gratuito. E lo sarà anche in futuro. Non smetteremo di raccontare quello che gli altri non dicono e non scrivono. E lo faremo sempre sette giorni su sette, nella maniera più accurata possibile. Oggi più che mai il vostro supporto è prezioso per garantire un giornalismo di qualità, di inchiesta e di denuncia. Un giornalismo libero da censure.

Per ricevere gli aggiornamenti di Sardiniapost nella tua casella di posta inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

Related Posts
Total
0
Share