di Luciano Onnis
Mentre da ieri è ripresa la preparazione in vista della partita di domenica con la Roma del padre putativo di entrambe le creature Claudio Ranieri, non è certamente scomparsa l’eco di quella precedente con il Genoa. Meno brutto di quel che era apparso in un primo momento, ma comunque poco gratificante, il punto preso nella discutibile e discussa partita di venerdì scorso – sulla quale le aspettative generali erano quelle di una vittoria -, ha preso una diversa valutazione alla luce dei risultati conseguiti dalle dirette concorrenti per la salvezza, capaci al massimo di pareggiare e qualcuna di perdere.
Nessuna ha insomma approfittato del mezzo passo falso dei rossoblù di Nicola nell’ incontro casalingo con il Genoa, arrivato alla Unipol Domus in una posizione di classifica distante dalle sabbie mobili e pertanto non molto determinato. Quel punticino totalizzato con i grifoni genovesi è diventato, grazie alle concorrenti, un bicchiere mezzo pieno anziché mezzo vuoto.
La valutazione a posteriori, però, non cancella la prova tutt’altro che esaltante della squadra di Davide Nicola, per la prima volta in questo campionato fischiata dai suoi tifosi. Di questo Cagliari non sta piacendo la sua versione double face all’interno di una stessa partita, caratteristica che va ripetendosi ultimamente in maniera lineare. Nelle ultime tre-quattro gare, la squadra ha sempre gettato via uno dei due tempi, subendo gli avversari senza saper reagire. Un crollo mentale piú che fisico, che denota l’assenza di personalità e di capacità di concentrazione da parte dei giocatori cagliaritani. Il ritiro di quattro giorni e mezzo imposto dalla società dopo la figura barbina con il Bologna (non tanto per il risultato negativo, quanto per come è stato conseguito) e sulla scia di quanto la squadra di Nicola ha fatto vedere nei turni precedenti, non sembra essere servito più di tanto. Sarebbe dovuto servire per serrare le fila, migliorare la condizione, aumentare la concentrazione e ingranare una marcia superiore in vista del traguardo finale della fase conclusiva del campionato, ma il risultato programmato è stato raggiunto solo in parte.
È sembrata aumentata, al contrario, la confusione fra giocatori e reparti e, va detto, lo stesso allenatore non sembra in gran forma. I continui cambi di modulo anche all’interno della stessa partita – come spiegato più volte dallo stesso mister – fanno parte del calcio moderno, i giocatori dovrebbero saper passare da uno schema all’altro senza alcun problema. Sorge la domanda, però, se i giocatori attuali siano in grado di cambiare all’occorrenza il ruolo tattico della squadra senza perdere l’orientamento. Nell’applicazione del modulo che sembra essere diventato quello base (il 4-2-3-1), è evidente che Nicola si fida di alcuni giocatori, meno di altri. Per questo si sono venuti a creare alcuni equivoci che meriterebbero maggiore chiarezza. Per oggi e per il futuro.
Giocatori come Marin, Prati e Gaetano, che molti ritengono i più dotati in casa rossoblù, non godono di grande considerazione da parte dell’allenatore. Li utilizza a sprazzi e sempre da subentranti. Prati, addirittura, è stato ignorato per quasi l’intero campionato, depauperando un patrimonio su cui la societá ha puntato in termini finanziari. Idem Gaetano e Marin. Al ragazzo napoletano è stata data anche qualche chance da inizio partita e non ha risposto al meglio. Su questi due giocatori, peraltro abbastanza giovani e di prospettiva, mister Nicola sembra cadere in una contraddizione. Da una parte sostiene che la migliore condizione fisica la si raggiunge solo acquisendo minutaggio, allora sia Gaetano che Prati sarebbero dovuti essere utilizzati con maggiore frequenza e considerazione, anche a rischio di qualche colpo a vuoto. Per il centrocampo con la mediana a due, l’allenatore predilige gli intoccabili Makoumbou e Adopo, con Deiola prima alternativa quando si tratta di mettere il pullman davanti alla porta per difendere il risultato o impostare una partita super difensivista. Per ruolo di trequartista, quando viene utilizzato, il 36enne Viola è preferito il 25enne Gaetano, per il cui acquisto la societá sta spendendo 6 milioni di euro.
C’è qualcosa che non torna e che comunque andrebbe chiarita. Come pure l’utilizzo a corrente alternata di Marin, forse il più bravo dei centrocampisti rossoblú a inserirsi nelle azioni d’attacco e, unico nel Cagliari, ad avere una forte e precisa castagna dalla distanza. Davide Nicola ha sicuramente le sue buone ragioni nel prediligere Adopo e Makoumbou, nessuno ha titolo a metterlo in dubbio. A chi osserva da fuori piacerebbe però conoscere queste ragioni. Adopo sta sicuramente disputando un buon campionato e appare meritevole della fiducia del tecnico. A far storcere spesso il naso, è piuttosto Antoine Makouombou. Il cronico tergiversare col pallone fra i piedi, la leziosità, la perdita dei tempi di gioco, l’idiosincrasia per le verticalizzazioni fanno da contraltare alla bravura nel recuperare palloni, nel mordere gli avversari ai polpacci e alla capacità di farsi trovare sempre nel vivo del gioco. Il franco-congolese è davvero insostituibile nell’economia del gioco del Cagliari?