Il Cagliari si lecca le ferite dopo la sconfitta e si prepara per la sfida contro il Napoli

Due giorni e mezzo per leccarsi le ferite della imbarazzante sconfitta di Lecce, poi da oggi il Cagliari è nuovamente in campo con gli allenamenti a centro sportivo di Assemini. Lo farà però a ranghi ridotti perchè mancheranno ben undici giocatori impegnati con le rispettive nazionali. Sarebbe stato certamente importante, in questo momento, avere tutta la rosa a disposizione per analizzare ancora a caldo la prova tutt’altro che esaltante offerta dai rossoblù contro i pugliesi.

Nicola lo farà comunque con i giocatori rimasti, per poi riprendere gli stessi argomenti quando avrà nuovamente tutti a disposizione, pochi giorni prima della partita casalinga con il Napoli del 15 settembre. Il tecnico rossoblù si è detto soddisfatto della prova dei suoi contro il Lecce, ma ci permettiamo di dubitare che sia proprio così. La sconfitta in quelle condizioni, undici contro dieci per un intero tempo, non è proprio da applausi. Il Cagliari ha mostrato un volto che non è quello che i tifosi sognano. Lento, impacciato, con poche idee e scarsamente incisivo. Cosa è successo, dopo le prove incoraggianti con la Roma e il primo tempo con il Como? Nonostante il vantaggio di un uomo, la squadra non è riuscita a Lecce a recuperare il gol subito a metà dei primi 45 minuti, né l’allenatore ha saputo cambiare il volto alla squadra con cambi azzeccati e una diversa disposizione in campo.

E’ vero che il termometro della situazione lo ha principalmente lui e che da buon comandante deve difendere la truppa , ma fra i tifosi è sorto il dubbio se abbia fatto bene o no a gettare in campo tutti assieme tanti ultratrentenni (Palombino, Lapadula, Viola e Pavoletti) quando servivano invece freschezza fisica e movimento. Le fasce, escluso l’intraprendente ma impreciso Luvumbo, sono state ignorate e dal fondo mai un cross al centro. In area si è creata tanta confusione, con la retroguardia giallorossa agevolata nel respingere ogni pallone. Pavoletti e Lapadula si sono pestati i piedi a vicenda, così come il peruviano aveva fatto già con Piccoli fin quando hanno giocato assieme, risultando inutili entrambi.

Il peruviano e il capitano sono giocatori fisicamente a fine corsa, forse Pavoletti potrà tornare utile con la sua specialità dei colpi di testa, ma dovrà essere messo in condizione di farlo con traversoni da fondo campo e non spioventi dalla tre quarti, facili preda dei difensori avversari. Lapadula poi – dispiace dirlo -, è un micidiale killer del gol in serie B, ma in A non è mai riuscito a fare altrettanto, fallendo tutte le opportunità che gli sono state offerte finora nel corso degli anni. I tifosi, e forse lo stesso Nicola, si aspettavano dal calciomercato una punta di peso, capace di arrivare a fine campionato in doppia cifra. Così come ci si aspettava quel difensore che manca da anni da schierare sulla fascia destra, sia che si giochi a tre o a quattro. Inutile girarci attorno, da anni quello è un ruolo scoperto.

Zappa, volontà e impegno a parte, non è un difensore affidabile e molte volte, oggi come ieri, i guai arrivano dalla sua parte. A centrocampo rimane ugualmente il punto debole nel ruolo ricoperto finora (e negli anni passati) dall’operaio Deiola. Ammirevole l’applicazione e l’attaccamento alla maglia, ma la qualità è quella che è e in serie A le evidenti lacune tecniche si pagano pesantemente.

Chiuso il mercato, Davide Nicola dovrà cercare di fare buon viso a cattivo gioco e lavorare con la rosa che la società gli ha messo a disposizione. Fra i tanti anziani, ci sono anche tanti giovanotti che devono però ancora dimostrare di essere adatti alla categoria. Un allenatore come Nicola, scelto da Giulini e Bonato, lo si conosce bene. Il suo gioco è fatto di velocità, pressing, forza fisica e verticalizzazioni. I giocatori che la società gli ha dato, sono utili alla causa? E quanto? Ecco, questa è la domanda da cui si attende una risposta sul campo.
L.O.

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