Il Cagliari ha lasciato sul prato del Marassi le speranze di rimanere nelle posizioni di classifica che valgono l’Europa. Una sconfitta che porta i rossoblù all’ottavo posto e non più in basso grazie a una serie di risultati favorevoli. La partita contro il Genoa, squadra invischiata nella lotta per la retrocessione, ha evidenziato diversi limiti della squadra, tra cui quello più preoccupante che riguarda l’incapacità di vincere visto che l’ultimo successo è quello contro la Fiorentina, battuta alla Sardegna Arena per 5 a 2 all’inizio di dicembre. La traversa di Nainggolan, più tap-in fallito da Joao Pedro, non bastano a far dimenticare ai tifosi un primo tempo tatticamente regalato al Genoa, padrone di casa, ma anche della partita. Non che ci fosse chissà quale strapotere: il problema è che proprio il Cagliari non riusciva a partire e a costruire. Poi, il dopo Pandev: tanta buona volontà e tanta confusione nella ripresa.
Ma la rabbia e il solito Ninja non sono serviti a raggiungere il pari. Qualche attenuante c’è visto che con la squalifica di Cigarini e il forfait all’ultimo di Oliva, Maran è stato costretto a reinventarsi Nainggolan regista e tuttofare a centrocampo. Questo, però, si è tradotto in poche possibilità di avviare l’azione manovrata e palloni buttati in avanti a cercare fortuna. Con Ionita e Nandez troppo lontani anche per provare un triangolo. Il 3-5-2 in uscita non ha funzionato quasi mai. Anche perché a destra si sono rotti subito prima Faragò e poi Cacciatore. Le punte non sono quasi mai state in grado di fare male e pallino del gioco è rimasto sempre in mano al Genoa che, confuso ma spinto da pubblico e disperazione, batti e ribatti l’ha buttata dentro.
Giusta punizione per un Cagliari troppo rinunciatario. Ora sono dolori perché con il Napoli mancherà Nainggolan (squalifica in arrivo dopo il giallo di ieri). Con i partenopei è l’ultima chiamata per l’Europa. Quasi uno scontro diretto. E soprattutto una buona occasione per evitare quello che – dopo aver sperato e sognato per tutto il girone di andata – i tifosi non vorrebbero: trascinarsi sino alla fine del campionato alla ricerca di quei sette-otto punti per la salvezza matematica.