Il Cagliari pareggia col Como, ma le ombre della scorsa stagione restano

Il pareggio in extremis (1-1) raggiunto a trenta secondi dalla fine della prima di campionato a Como, non cambia il giudizio complessivo sulla  prima del Cagliari. 

Il punto tutto sommato è guadagnato per come si erano messe le cose con la prestazione insoddisfacente  della squadra  e  aver scongiurato un  possibile trauma psicologico generale  per aver iniziato il campionato di B nella stessa deprimente maniera in cui si era chiuso a maggio quello di A. Sono due aspetti da valutare per farsi coraggio. I rossoblu sono apparsi la fotocopia di quella ciurma vista l’anno passato e in quelli precedenti ancora. Una  squadra senza gioco, senza qualità, senza identità, senz’anima.

Allora illudiamoci – ma non a lungo – che questo è calcio di agosto, che l’organico è rimaneggiato, che l’allenatore è nuovo e che lo choc per la retrocessione non è stato del tutto superato dall’ambiente cagliaritano. Le attenuanti ci sono, e allora concediamole a questo Cagliari ancora convalescente e abbastanza deboluccio. Diamo tempo – ma non troppo – a Liverani per amalgamare i suoi ragazzi e dare un volto alla squadra che lui ha in mente e vorrebbe vedere in campo. In questo mese e mezzo di lavoro non c’è ancora traccia di tutto questo. Sono invece riemersi i vecchi problemi, quelli che tutti conoscono e che solo nei vertici societari non sembrano essere stati recepiti  appieno. Non vogliamo credere che sia così.

Ci imbarazza il solo pensare che per coprire la fascia difensiva sinistra sia stato scelto Zappa (!!!), un piede  destro e tutt’altro che affidabile anche quando agisce nella sua zona. Ci lascia molto perplessi che per gran parte del secondo tempo a sinistra sia stato impiegato, oltre al suddetto  Zappa, anche  Nandez, il re della fascia destra di centrocampo e di attacco. C’è qualcosa che non torna. Ci troviamo di fronte, come dicono la partita di Como e anche quelle di Coppa Italia e le amichevoli, una difesa che continua a imbarcare paurosamente acqua,  alla lacuna  mai colmata degli esterni bassi sulle fasce (terzini), al regista  che è ancora un punto interrogativo, a un attacco che ha sì un degno sostituto di Joao Pedro (Lapadula), ma per il resto solo  promettenti ragazzi che devono interamente far conoscere le proprie qualità.

Può il solo peruviano reggere il peso di fare quei gol che servono al Cagliari per un campionato di vertice? Pavoletti, cuore e generosità a parte, sembra in chiara difficoltà e sta solo  a lui dimostrare che il tramonto non è ancora iniziato. Rimane il rebus del centrocampo, potenzialmente il più forte della cadetteria: Rog si riprenderà in pieno? Nandez rimarrà rossoblù? Viola si sveltirà? Makoumbou sarà la lieta sorpresa che ha lasciato sperare di essere in questo inizio di militanza rossoblù?  Il presidente Giulini e il ds Capozucca devono dire chiaramente quello che dovrà essere il campionato del Cagliari: di transizione o – come chiedono e sognano  i tifosi – di pronto riscatto con il ritorno in serie A.

Se la via da seguire è la prima, allora bastano pochissimi accorgimenti e aspettare tempi migliori. Se invece c’è il progetto di risalire subito in A e restituire a Cagliari, alla Sardegna e a tutti i suoi tifosi sparsi nel mondo la dimensione che meritano e  che devono riconquistare, bisognerà agire subito (anzi subitissimo) sul mercato. Quindici giorni per farlo. La lista della spesa la conoscono tutti: ma si faccia in fretta e non si attendano i soliti saldi, con pacchi annessi.

Luciano Onnis

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