Nella costruzione del nuovo Cagliari, il cantiere è più che mai aperto. La vittoria nell’amichevole di ieri a Saint Vincent con il Catanzaro (2-0, reti di Lapadula e Pavoletti, i due vecchietti della squadra), fa il paio con la sconfitta per 1-3 con il Como. Così come non doveva scoraggiare la prima, così non deve far esultare questa vittoria. Sempre di lavori in corso si tratta, con tanto di luci e ombre che ci stanno tutte a questo punto della preparazione precampionato. E del calcio mercato.
La condizione fisica sembra già buona e la squadra sembra reagire bene alla massacrante preparazione fisica imposta dal martello Nicola. Che però l’organico sia ancora incompleto in alcuni ruoli chiave, non lo si può negare. Anche con il Catanzaro è stato ribadito dal campo che Zappa non è, e non può essere inventato, il difensore di destra che serve al Cagliari, il cosiddetto “bracetto” della difesa a tre. La zona di sua competenza è una voragine in cui gli avversari si infilano sistematicamente e creano scompiglio nella retroguardia rossoblù. Ma il punto debole della difesa non è solo Zappa, bontà sua. Manca il centrale vero e proprio, dato che anche il nuovo acquisto Luperto è un “bracetto”, quello di sinistra. Lo è Yerri Mina, ma rimarrà al Cagliari? E in quali condizioni fisiche? Quel delicatissimo ruolo non è possibile affidarlo a Wieteska o Hatzidyacos ( uno dei due è in più anche nella rosa), serve che la società rifletta seriamente su una difesa che, non dimentichiamolo, è da anni senza che il problema sia stato risolto, il primo punto debole ella squadra. Così come , e anche questo è stato evidenziato nelle due amichevoli disputate, che manca alla squadra il vero faro, quello che guida i compagni in campo fungendo da punto di riferimento. Un tecnico della luce che accenda il gioco e lo illumini. Non sappiamo se questo ruolo lo potrà rivestire Gaetano, sempre che il ds Bonato e il presidente Giulini riescano a riportarlo a Cagliari.
Sarebbe comunque una luce nel buio pesto che avvolge spesso le partite dei rossoblù. La speranza per il centrocampo rimane l’esplosione del giovane Prati, su cui Giulini ha insistito e investito. Non potrà invece essere il faro il pur bravo Antoine Makoumbou, troppo lontano mentalmente dal ruolo di regista illuminato e illuminante. Verticalizzazioni, passaggi immediati, velocizzazione del gioco non fanno parte del suo Dna calcistico. Il suo danzare col pallone fra i piedi con una tecnica eccellente, è spesso fine a se stesso e ritarda i tempi di gioco della squadra. Peccato che questo difetto non gli sia stato finora corretto, neppure dal maestro Ranieri che pur non ha mai fatto a meno di lui. Il suo peso sarebbe di gran lunga superiore a quello attuale. La partita con il Catanzaro ha invece fornito una conferma: l’importanza di Razvan Marin, tornato al Cagliari dopo due anni di prestito all’Empoli. Nell’attuale centrocampo rossoblù un posto per lui non può mancare, per quantità e qualità. Sarà il caso che la società rifletta su di lui, pur essendo uno dei pochi rossoblù ad avere mercato, soprattutto all’estero.
L.O.