Gigi Riva, le lacrime dei vecchi compagni di squadra: “È andato via un amico, il migliore”

Non è solo la Sardegna intera ad inchinarsi davanti al suo totem Gigi Riva. Tutta l’Italia, quella del calcio e non, sta piangendo dall’altra sera  l’uomo e il calciatore fatto leggenda. Un eroe moderno adottato dal Paese, mai contestato e fischiato. Solo amato.

Gli attestati di dolore e commozione  che giungono da ogni parte d’Italia, sono come  in fotocopia: un uomo vero, un uomo d’onore, il più grande campione di sempre del calcio italiano, un figlio della Sardegna e fratello adorato di tutti i sardi. Stamattina nella camera mortuaria dell’ospedale Brotzu, prima che venisse allestita la camera ardente nella Unipol Domus (nella foto la lunga fila di persone in attesa di dare l’ultimo saluto a Riva),  hanno portato il loro commosso addio  i vecchi compagni di squadra, quelli dello scudetto rimasti a Cagliari, facendo la  stessa scelta di vita del loro capitano e leader indiscusso.

Altri, come Niccolai, Albertosi  e Cera, lo hanno ricordato parlando ai microfoni di televisioni e ai giornalisti dai loro luoghi di residenza. Altrettanto hanno fatto i sardi Matteoli e Zola, che domani potrebbero essere presenti alla cerimonia funebre nella basilica di Bonaria. Particolarmente commosso Gianfranco, la cui carriera calcistica  dice di doverla  al grande Gigi. “E’ merito suo se ho fatto il calciatore – ha raccontato il campione di Oliena -, è stato lui a spingere mio padre verso la passione per il calcio, facendolo diventare un grande tifoso  grazie alle sue imprese calcistiche e allo scudetto del Cagliari. Mio padre mi ha poi trasmesso da bambino il culto del fenomeno Riva e la passione per il pallone. Senza Gigi, non so se avrei fatto carriera nel calcio”.

Alla camera mortuaria del Brotzu sono arrivati  di buon’ora, dandosi appuntamento, i compagni e amici di sempre diventati  anche loro cagliaritani di adozione: Tomasini,  Greatti, Brugnera, Reginato.  Qualcuno ha  provato a dire qualcosa, ma la commozione  ha bloccato le parole e  fatto scendere le lacrime. “Ci ho parlato assieme al gruppetto dei soliti amici ed  ex compagni di squadra  tre giorni prima di Natale per fargli gli auguri – ha raccontato Reginato -, era tranquillo e abbiamo scherzato. Dopo i grandi risultati del campo, il nostro rapporto si è cementato ed è diventato un’amicizia vera, in una misura enorme. Ci mancherà l’amico, il migliore”.

Poche parole, prima della lacrime, di Riccio Greatti: “Difficile dire qualcosa. Con Gigi siamo arrivati assieme a Cagliari e non siamo più andati via, rimanendo sempre amici. E’ una cosa troppo brutta pensare che adesso se ne è andato”. E giù le lacrime. C’erano anche i sardi post scudetto Copparoni e Piras. “Sono arrivato al Cagliari che avevo 16 anni e Gigi era già un super eroe, ma ben lontano da lui farlo pesare fra i compagni – racconta il portiere di San Gavino -. Mi ha preso subito sotto le sue ali, proteggendomi e consigliandomi sempre per il meglio, mi ha voluto bene e fatto crescere. Posso solo ringraziarlo, siamo tutti qui a piangere per lui. Un grande uomo e un grande calciatore. Lui ha rivitalizzato la Sardegna quando tutti nel continente ci chiamavano banditi, pecorari, pastori. Lui ne soffriva e meditava vendetta, quella sul campo. Quella storica vittoria della scudetto ha dato un forte input alla Sardegna e questo lo dobbiamo a Gigi, il simbolo di quella squadra. Un uomo e un giocatore amato e rispettato ovunque”.

Quando Rombo di tuono ha appeso le scarpette al chiodo dopo il secondo grave incidente, il suo posto è stato preso da un altro sardo, un altro Gigi. “Per sei o sette anni ho avuto l’onore di giocare con lui – dice Gigi Piras -, poi quando lui ha smesso ho indossato la sua maglia. Quella col numero 11 che pesava un quintale. Ho cercato di onorarla, lui era e sarà sempre irraggiungibile”.

Fra tutti i suoi ex compagni dello scudetto, due non ci sono più da diversi anni. Mario Martiradonna e Claudio Nenè, non  hanno finito bene la loro vita terrena.  Problemi economici e di salute li hanno messi in grosse difficoltà, ma qualcuno ha continuato a pensare a loro e sostenerli. Ci piace soprattutto ricordare Nenè e quanto gli ex compagni hanno fatto per lui, finito in una residenza assistita a Capoterra con gravi problemi. Era stato Riva a chiamare a raccolta gli ex dello scudetto per farsi carico di Claudio, rimasto solo al mondo dopo che anche la famiglia, rimasta a Torino quando lui finì di allenare le giovanili della Juve,  lo aveva abbandonato.  Gli ex compagni di squadra, amici veri, non solo pagavano la retta dell’istituto, ma andavano continuamente a trovarlo per farlo sentire meno solo.

Adesso Claudio e Gigi si rivedranno  nell’Olimpo celeste e riprenderanno a giocare assieme. E Nando Martellini, anche lui scomparso, urlerà “fuga di Nenè sulla destra, cross perfetto  al centro, irrompe come un fulmine Riva che insacca imparabilmente”. Salutaci anche loro, monumentale Rombo di tuono.   

Luciano Onnis 

[Foto di Franco Nonnoi]

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