di Alessandro Bernini
Campioni proprio non ne abbiamo. Su questo siamo tutti d’accordo? Ma vabbè, si sapeva. Anche i giocatori di alta caratura internazionale, uhmm, si contano sulle dita di una mano e vi avanza il mignolo e forse anche l’anulare. Questa oggi è l’Italia: il pallottoliere per segnare i gol lasciatelo alla Germania, alla Spagna, alla Francia.
Questa non può essere una nazionale che asfalta. Noi abbiamo bisogno di costruire i risultati sui dettagli. Ecco, questa è “la nazionale dei dettagli”. Che poi è un po’ il marchio di fabbrica di Spalletti, un maniaco del lavoro. Non è un caso che la rete dell’1-1 sia arrivata da schema su calcio d’angolo: oggi il 35% dei gol delle nazionali viene segnato da calcio piazzato, Spalletti a Coverciano ha usurato il campo a suon di prove e riprove su corner e punizioni.
Tatticamente sono state due le mosse chiave di Spalletti. 1) Barella che in fase di impostazione svariava a 360 gradi ma poi in fase difensiva diventava addirittura l uomo più vicino a Scamacca per dare potenza alla pressione immediata: da qui sono arrivati i tanti recuperi “alti” che hanno permesso di schiacciare subito l’avversario e rovesciare la partita. 2) Con l’Albania che pressava a ritmi da rappresentativa di una casa di riposo, Spalletti ha messo il doppio palleggiatore: Pellegrini sottopunta che faceva anche il regista alto, consentendo a Jorginho di abbassarsi sulla linea dei difensori per giocare “alla Calhanoglu”. E finchè l’Italia ha avuto benzina e brillantezza, l’Albania non l’ha mai vista.
Dove possiamo arrivare? Per fortuna il calcio non è scienza esatta, ma oggettivamente la sensazione è che siamo abbastanza lontani dalle top europee. Non abbiamo giocatori di prima fascia e non abbiamo neanche un “blocco” come magari qualche anno fa succedeva con la Juve: nella formazione titolare di ieri avevamo 11 giocatori provenienti da 8 squadre diverse, e anche nel mini-blocco dell’Inter c’era un giocatore (Frattesi) che con Inzaghi non è neanche titolare.