Dalla A alla Z. L’alfabeto azzurro racconta un disastro non annunciato.
A – Auf wiedersehen: l’Italia saluta l’Europeo dopo gli ottavi di finale, tra poche luci e molte ombre, tra (pochi) alti e (molti) bassi. La sensazione è che nella gara con la Svizzera la squadra di Luciano Spalletti avrebbe avuto la possibilità di fare qualcosa in più, il problema è che non è mai scesa in campo.
B – Buona sorte: tutta Italia sperava in un risultato differente, in una scossa dopo il gol di Zaccagni. È stata una vera botta di fortuna, nulla di più.
C – Calafiori: la sorpresa di un Europeo giocato in maniera pessima dall’Italia. L’autogol sfortunato con la Spagna è stato cancellato dalla percussione palla al piede contro la Croazia: soltanto la squalifica per somma d’ammonizioni gli ha negato la possibilità di giocare a Berlino, la mancanza si è sentita tutta.
D – Dimissioni: una parola non contemplata dal duo Gravina-Spalletti.
E – Esami: tutti rimandati a settembre, quando si dovrà reagire davvero. Non solo a parole.
F – Figliol prodigo: Spalletti ha definito così Di Lorenzo dopo la prestazione negativa contro la Spagna, l’esterno azzurro – tormentato dalle voci di mercato -, non è riuscito a ricambiare la fiducia di chi lo ha esaltato nell’anno d’oro al Napoli. La partita con la Svizzera, sotto certi aspetti, è stata pure peggio della prestazione da dimenticare con la Spagna.
G – Gelsenkirchen: la città in cui gli azzurri hanno capito quali erano i propri limiti, difficili da superare nel giro di pochi giorni a disposizione di uno Spalletti entrato in corsa e costretto a camminare sulle macerie lasciate da Mancini.
H – Haardraht: che in tedesco vuol dire filo sottilissimo tra voglia e lassismo. L’ago della bilancia, spostato sulla seconda, ha fatto capire parecchie cose.
I – Iserlohn: il ritiro in cui gli azzurri hanno fatto credere di aver costruito un gruppo solido e in grado di reagire alle difficoltà. È stato soltanto un ritiro blindato, niente di più, niente di meno.
J – Juventus: per la prima volta è mancato un vero blocco bianconero. K – K.O. – Tecnico, tattico, filosofico. L’Italia probabilmente ha perso su ogni fronte, frastornata da colpi arrivati da tutte le parti. In particolar modo sulla corsia di destra.
L – Leggerezza: quella che è venuta a mancare per giocare bene a calcio. È stata una fatica mentale, poi fisica, accompagnata da un’aria pesante.
M – Missione fallita: si dovevano gettare le basi in vista del Mondiale 2026, ma dopo una prestazione simile, né carne né pesce, va ricostruito tutto. Più che eredità sono altre macerie.
N – Nera: come la crisi che sta vivendo il calcio italiano. L’Europeo del 2021 ha rappresentato una piacevole coincidenza grazie al lavoro svolto da Mancini. Prima e dopo c’è stato il nulla.
O – Ottavi di finale: raggiunti con un bel po’ di fortuna e tanti problemi. Da risolvere il prima possibile.
P – Patto: confermato dalla reazione del ct in conferenza stampa dopo il pari con la Croazia, è durato troppo poco: la solita confusione si è vista praticamente in ogni gara. Q – Quo vado?: come il film di Checco Zalone la Nazionale è lo specchio del Paese: i soliti vecchi errori.
R – Risposte: che alla fine dei conti non arrivano mai. S – Spagna: la lezione di calcio subita giovedì 20 giugno ha fatto scricchiolare le pochissime certezze alimentando dubbi, punti interrogativi e problemi.
T – Talento: la storia ha regalato all’azzurro tanto talento, in alcuni anni i selezionatori sono stati costretti a lasciare a casa giocatori di qualità. Oggi manca quel calciatori in grado di accendere la luce quando è tutto buio.
U – Umiltà: che manca, dopo una sconfitta del genere gli alibi contano poco e nulla.
V – Vittoria: una soltanto per la precisione, contro l’Albania. Poi soltanto gare a rincorrere un pallone sempre tra i piedi degli avversari.
Z – Zaccagni: di questo Europeo ricorderemo quel gol al 98’ che ci ha illuso di poterci rialzare, quella corsa a perdifiato che ha fatto pensare a chiunque: “Finalmente ci siamo anche noi”. No, non è andata per niente così.