Esordio amaro per la Dinamo a Sassari. Pozzecco: “È mancato il nostro gioco”

“Abbiamo costruito la squadra per giocare un certo basket, dobbiamo andare dentro l’area, dove molte squadre non sono abituate a opporsi, ma oggi abbiamo preferito spesso il tiro da fuori”. Per coach Gianmarco Pozzecco l’analisi della sconfitta rimediata ieri sera dalla Dinamo al PalaSerradimigni contro la Pallacanestro Trieste è semplice.

Il 74-72 finale per gli ospiti è figlio anche dell’ultimo tiro di Stefano Gentile, che ha sbattuto sul ferro, ma il cantiere bianco blu è ancora in ricerca di una fisionomia e ieri, contro un avversario collaudato e capace di indirizzare il match sui propri binari, questo è emerso. “Se giochiamo in maniera diversa, incontriamo difficoltà che non siamo capaci di affrontare con lo spirito giusto”, insiste Pozzecco, che si complimenta con Trieste. “Ha giocato una partita intensa – dice – mentre noi non abbiamo giocato la nostra pallacanestro”.  Il coach si prende la responsabilità. “Non sono riuscito a far capire ai giocatori l’importanza di questa dinamica – afferma – questa partita sia da esempio”. L’allenatore del Banco spera “che l’innesto di Justin Tillman ci dia nuove motivazioni per riprendere a giocare la nostra pallacanestro”.

In realtà la gara era iniziata bene. Sassari è partita con un 10-0 e ha gestito la prima frazione, chiusa 22-11. Ma quando coach Dalmasson ha infittito le maglie della difesa, ordinando ai suoi il contatto fisico con l’avversario, la Dinamo è andata in apnea. Ancora sopra di un possesso a metà gara (37-35), nella seconda parte del match il Banco ha per lo più rincorso. Non sono servite le fiammate di Kruslin e Burnell, il ritorno a pieno regime di Gentile e l’apporto della panchina. Complice anche un palazzetto troppo vuoto per somigliare a quel sesto uomo che spesso ha fatto la fortuna di Sassari, la squadra si è lasciata prendere dalla frenesia e si è arresa a una rivale più avanti sul piano della costruzione di una fisionomia di gruppo.

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